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È tornato. Gianluca Vialli deve di nuovo fare i conti con il male. Il cancro che lo ha aggredito cinque anni fa si è ripresentato, costringendo il team manager della Nazionale al ricovero a Londra. Si trova nella stessa clinica dove era stato sottoposto a due cicli di chemioterapia per sconfiggere il tumore al pancreas, uno dei più aggressivi. La madre lo ha raggiunto, i segnali non sono buoni. Nella settimana che avrebbe dovuto celebrare la festa mondiale del calcio, ci ritroviamo a commemorare Sinisa Mihajlovic e a fremere per la vita di Vialli, due ex grandi del mondo del pallone. La fragilità della vita, che nei momenti di entusiasmo collettivo tendiamo a dimenticare, si è ripresentata con forza drammatica in queste ore.
Nell’ultima parte di vita pubblica, Vialli ha rivestito il ruolo di team manager della Nazionale italiana e ha dato il suo contributo alla vittoria del 2021 agli Europei in Inghilterra con il suo sostegno psicologico e con il suo esempio agli Azzurri. Ma in campo – e i lettori meno giovani lo ricordano bene – ha compiuto un’impresa straordinaria a fianco del suo amico e sodale Roberto Mancini con la divisa della Sampdoria, portando la squadra di Genova al suo unico, storico scudetto nel 1991. Come avversarie c’erano il Milan di Sacchi, l’Inter di Trapattoni, il Napoli campione in carica di Maradona e poi di Zola, ostacoli da non di poco conto. Per l’ultima volta il tricolore del calcio finiva in una città diversa da Milano, Torino o Roma. Il valore di quella Samp venne confermato l’anno successivo a livello europeo, giungendo alla finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona vincitore. Quando Gianluca passò alla Juventus, fortemente voluto da Gianni Agnelli, riuscì a bissare il successo dello scudetto, ma quel tricolore sul petto aveva altri sentori, come di storie già scritte e vissute dalle parti di Torino.
L’approdo al Chelsea, prima da calciatore e poi da allenatore, gli ha permesso di conoscere Londra, sua attuale patria elettiva. Dove si ritrova ora, non a bordocampo ma su un letto di una clinica, a cercare di compiere l’ennesima disperata impresa. Come ai tempi della Samp.





