PHOTO
Un'impresa epica, inimmaginabile. Davide contro Golia, lo scricciolo contro il gigante, l'italiana numero 43 del tennis mondiale, arrivata per la prima volta alla semifinale di uno Slam, e la campionessa americana numero 1, una montagna di forza e potenza. E pensare che prima dell'11 settembre 2015 Roberta Vinci, 32 anni di Taranto, non aveva mai vinto neppure un set contro Serena Williams. Eppure, nella semifinale degli US Open, a New York, ha sprigionato una grinta e una tenacia da fa paura, lasciando la Williams piegata sul campo e il pubblico - quel pubblico tutto sbilanciato verso l'americana - a bocca aperta.
Certamente, sulla sconfitta della Williams - in lacrime nella successiva conferenza stampa - hanno pesato la pressione psicologica, le aspettative elevate: a New York si è amaramente arenato il suo sogno di completare il Grande Slam, la vittoria dei quattro tornei più importanti in calendario, e di uguagliare così l'impresa compiuta da Steffi Graf nel 1988 (e che nessun'altra tennista dopo di lei è riuscita a ripetere).
Due ore di battaglia in campo. Tre set. La vittoria italiana. Nemmeno lei, Roberta Vinci, ci credeva. Un sogno che si è trasformato in realtà. Con umiltà e semplicità si è scusata con la grande avversaria, sconfitta a casa sua, davanti ai suoi tifosi. Ma ora si gode a pieno il meritatissimo momento della gloria. In attesa della finale di questa sera, 12 settembre, contro un'altra grandiosa italiana, Flavia Pennetta, che ha battuto la rumena Simona Halep, numero 2 al mondo.
Per la prima volta due italiane sono le regine degli US Open, si contendono la finale dello Slam. E' la vittoria del tennis femminile italiano. E' la riscossa dell'Italia. Anche di quella che di tennis non si interessa affatto. Perché Flavia Pennetta e Roberta Vinci sono l'eccellenza del nostro Paese. Matteo Renzi ha capito la grandezza dell'evento: sarà al Flushing Meadows della Grande Mela per tifare e applaudire le due campionesse pugliesi. I biglietti della finale sono crollati: con la Williams stella americana fuori dai giochi, l'interesse del pubblico statunitense è scemato. Per noi sarà una splendida sfida. Chiunque vincerà, sarà orgoglio azzurro.
(foto Reuters)
Certamente, sulla sconfitta della Williams - in lacrime nella successiva conferenza stampa - hanno pesato la pressione psicologica, le aspettative elevate: a New York si è amaramente arenato il suo sogno di completare il Grande Slam, la vittoria dei quattro tornei più importanti in calendario, e di uguagliare così l'impresa compiuta da Steffi Graf nel 1988 (e che nessun'altra tennista dopo di lei è riuscita a ripetere).
Due ore di battaglia in campo. Tre set. La vittoria italiana. Nemmeno lei, Roberta Vinci, ci credeva. Un sogno che si è trasformato in realtà. Con umiltà e semplicità si è scusata con la grande avversaria, sconfitta a casa sua, davanti ai suoi tifosi. Ma ora si gode a pieno il meritatissimo momento della gloria. In attesa della finale di questa sera, 12 settembre, contro un'altra grandiosa italiana, Flavia Pennetta, che ha battuto la rumena Simona Halep, numero 2 al mondo.
Per la prima volta due italiane sono le regine degli US Open, si contendono la finale dello Slam. E' la vittoria del tennis femminile italiano. E' la riscossa dell'Italia. Anche di quella che di tennis non si interessa affatto. Perché Flavia Pennetta e Roberta Vinci sono l'eccellenza del nostro Paese. Matteo Renzi ha capito la grandezza dell'evento: sarà al Flushing Meadows della Grande Mela per tifare e applaudire le due campionesse pugliesi. I biglietti della finale sono crollati: con la Williams stella americana fuori dai giochi, l'interesse del pubblico statunitense è scemato. Per noi sarà una splendida sfida. Chiunque vincerà, sarà orgoglio azzurro.
(foto Reuters)



