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Ana Corina Sosa Machado, figlia della vincitrice del Premio Nobel per la Pace Maria Corina Machado, ritira il premio a Oslo
Nicolás Maduro sperava probabilmente di vederla su quel palco: sorridente, celebrata dall'Occidente e, soprattutto, lontana dal Venezuela. Invece, María Corina Machado ha trasformato la sua assenza alla cerimonia di conferimento del Premio Nobel per la Pace in un atto politico contro il presidente. Così, mentre a Oslo risuonavano gli applausi per il riconoscimento, la vincitrice rimane nascosta in Venezuela. A ritirare la medaglia d’oro e il diploma è stata la figlia Ana Corina Sosa, molto commossa al momento di salire sul palco.
In realtà, la vicenda s’è tinta di giallo perché la lady di ferro dell’opposizione venezuelana, pur assente a Oslo, ha annunciato di aver preso il volo verso la Norvegia. «Sono in cammino: devo letteralmente prendere l’aereo», ha fatto sapere Machado in un audio pubblicato sul portale nobelpeaceprize.org, dove racconta di aver superato diversi ostacoli prima di partire con «tanta gente che ha rischiato la propria vita affinché io potessi arrivare a Oslo». Gli organizzatori hanno quindi confermato che Machado «è al sicuro e sarà con noi a Oslo», nonostante la sua assenza alla cerimonia. Se confermata, l’uscita di Machado, che sfida la sorveglianza dei confini venezuelani, rafforzata in questa fase di escalation con gli Usa, apre all’ipotesi di un esilio, vista l’impossibilità di tornare. A meno che non ci siano accordi riservati
tra Caracas e Washington.


Se Machado è rimasta in Venezuela, lo ha fatto per sfuggire alla "trappola dell'esilio", una tattica già usata da Maduro contro altri dissidenti per neutralizzarli: spingerli fuori dai confini per togliere loro l'influenza sulla piazza. Rimanendo in clandestinità in patria, Machado ha mandato il messaggio più forte possibile: il Nobel è benvenuto, ma la resistenza si fa restando, non partendo.
Il momento più toccante della cerimonia è stato il discorso letto dalla figlia. Con la voce a tratti rotta dall’emozione, ha ricordato il sacrificio di milioni di venezuelani. «Mentre aspetto il momento di riabbracciare mia madre, penso a tutti i figli che non possono vedere i loro genitori», ha detto, «questo premio non è per una persona sola, ma per un popolo che ha deciso di essere libero».
Il premio riconosce il ruolo cruciale della Machado nelle elezioni del luglio 2024. Nonostante fosse stata interdetta dai pubblici uffici, la "Dama di Ferro" (come viene chiamata per la sua intransigenza) ha guidato l'opposizione a una vittoria morale e numerica, smascherando i brogli del governo attraverso una rete capillare di testimoni che hanno raccolto le prove fisiche del voto.
L'assenza di Machado inserisce il suo nome in un club storico e doloroso: quello dei vincitori impossibilitati a festeggiare. Il suo caso ricorda da vicino quello di Lech Wałęsa nel 1983: anche il leader polacco di Solidarność mandò la moglie a ritirare il premio per paura che il regime comunista gli sbarrasse la strada al ritorno. Ma la memoria corre anche alla sedia tragicamente vuota di Liu Xiaobo nel 2010, o ad Aung San Suu Kyi, prigioniera nella sua stessa casa. Il Comitato norvegese, assegnando il premio a Machado, sapeva che avrebbe illuminato una zona d'ombra: ha scelto di premiare non una pace raggiunta, ma il coraggio di chi è ancora in trincea.






