Prima viene, nella parte della Costituzione dedicata all'Ordinamento della Repubblica, il titolo sul Parlamento. E già questo dovrebbe farci riflettere: la sua decadenza è il declino delle istituzioni. Il titolo II è per il Presidente della Repubblica, eletto appunto dal Parlamento, espressione della sovranità popolare. Ed ecco allora che si capisce l'importanza dei sistemi elettorali, dei quali invece così confusamente si sta discutendo in questi giorni; dalla loro efficacia dipende in buona misura l'attitudine del Parlamento a rappresentare il Paese, anche nel momento dell'elezione del Capo dello Stato.

Sembra allora meno rilevante la discussione sul limite di età: l'esperienza della complessità della politica ha suggerito ai costituenti una  misura che, crescendo la durata media di vita, dovrebbe a mio parere sembrare  meno restrittiva di un tempo. 'Ogni cittadino', uomo o donna, è eleggibile. L'interesse sulla questione delle pari opportunità si riaccende in singole occasioni e a proposito di alcuni ruoli, mentre l'autentica parità andrebbe perseguita incessantemente in ogni ambito, civile, sociale e morale. Si rischia altrimenti la fiammata di indignazione o di soddisfazione senza che il tessuto sia in profondità imbevuto della persuasione dell'uguaglianza.

Dunque una donna al Quirinale può andare secondo la Costituzione. E, giungendovi, dovrà essere capace di rappresentare l'unità nazionale, cioè un'entità insieme istituzionale di raccordo ed equilibrio come anche morale. Di ciascun ufficio pubblico si deve dire che, una volta formato, va ricoperto secondo osservanza della legge e indipendenza da ogni elemento diverso dal bene comune. Anche il presidente del Consiglio è soggetto a questo obbligo. 

E tuttavia l'imparzialità, quale che sia stata la maggioranza che l'ha eletto, si presenta in modo particolare e solenne quale prerogativa e dovere del Presidente della Repubblica. Il quale non dipende più, per la durata in carica nei sette anni, dalla maggioranza e dal suo consenso, o da voti di fiducia. In tale condizione il Presidente è appunto garante del rispetto delle regole fondamentali ma non attore politico governativo. Tuttavia le sue prerogative sono essenziali soprattutto nei momenti di difficoltà o di crisi o di abuso di altre istituzioni. Invia messaggi alle Camere. Indice le elezioni; indice il referendum; nomina i funzionari dello Stato; ha il comando delle Forze armate; presiede il Consiglio supremo di difesa e il Consiglio superiore della magistratura. Può sciogliere le Camere. 

Un Colle, come si usa dire, assai più elevato di quanto non apparisse nei primi anni di vigore della Costituzione. Sul quale l'arrivo di una donna avrebbe pieno significato se esprimesse  un'uguaglianza di diritti e opportunità conquistata in ogni ambito e in ciascun giorno. Pensiamoci, prima magari di dividerci sulla matrice di destra o di sinistra o sull'effige dei candidati.