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Gino Bartali era un uomo di grande fede: andava a messa tutte le domenche, apparteneva all’Azione cattolica e dedicava le sue vittorie alla Madonna o a santa Teresa.Fu per lui un gesto spontaneo donare tre sue magliette come ex voto a un parroco senese di cui era amico. Ora queste maglie, vittime dell'incuria del tempo, sono state rimese a nuovo e accessibili al pubblico. L'occasione è in vista del prossimo 5 maggio, quando saranno trascorsi 23 anni dalla morte del grande campione toscano. In occasione della Strade Bianche - corsa ormai divenuta un pilastro del calendario sportivo internazionale e che si disputa su strade ben conosciute dal grande campione - che si correrà il 5 marzo e in vista dell'anniversario della morte e della partenza del giro d'Italia - il prossimo 6 maggio - la città del Palio e della Vergine celebra il grande sportivo e il suo legame con Siena. Gino Bartali donò, infatti, due maglie gialle di vincitore del Tour de France, 1938 e 1948, l’altra, tricolore, del suo terzo Campionato Italiano, come ex voto al parroco senese Don Bruno Franci, soprannominato il “Prete Bello”. Una testimonianza importante della storia del ciclismo e al contempo della storia d’Italia passa dalla riservata chiesa di Santa Petronilla, posta alle porte di Siena accanto all’Antiporto di Camollia.
Il ciclista e il sacerdote erano amici di lunga data: si conobbero per la festa dell’Assunta del 1935 a Vallombrosa e da quel giorno intessero una fitta trama di rapporti. Bartali era infatti un saldissimo credente che nella fede cristiana trova non solo gli insegnamenti e il conforto ma la stessa energia necessaria per il suo agire quotidiano, in gara, nella famiglia, e nei gesti extrasportivi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. L’energico don Franci (altissimo con i suoi quasi due metri di statura, e sportivissimo per i tempi) era la figura più adatta per capire l’essenza interiore del campione e forse l’unico capace di individuare le fragilità di Bartali. Nel luglio 1937 il sacerdote senese accorse a Marsiglia al capezzale del campione costretto al ritiro per la rovinosa caduta avvenuta nel corso della tappa Grénoble-Briançon della grande boucle, e nel settembre dell’anno successivo Bartali gli donò una maillot jaune delle undici indossate nel suo primo trionfo, quello del 1938. Bartali andava spesso a Siena a trovare l’amico e a pregare nella sua chiesa e gli appassionati non si lasciavano sfuggire l’opportunità di scambiare due parole con il grande campione. Vi si recò anche alla fine di giugno 1948 prima di partire per Parigi e poi nel 1953. Donazione, quest’ultima, che fu raccontata anche in una storica copertina della Domenica del Corriere, riportata sull’invito che l'Arcidiocesi di Siena–Colle Val d’Elsa–Montalcino ha fatto a tutta la città per presentare nella parrocchia di Santa Petronilla, sabato prossimo 4 marzo alle ore 19, le maglie restaurate e il nuovo allestimento per accoglierle.
Giunge così a compimento il progetto di restauro avviato da Don Dino Arciero e da un Comitato di appassionati di sport e di storia senese, sostenuto e realizzato da Opera Laboratori sotto la supervisione di Stefano Di Bello. Un restauro resosi necessario sia per salvaguardarne l’integrità (per decenni, infatti, le tre maglie sono state esposte nella chiesa nella cappella di Santa Teresa in una semplice teca, priva di protezione dagli agenti patogeni) sia per valorizzarle adeguatamente. Un progetto che però sarebbe probabilmente rimasto allo stato di desiderio senza il fattivo sostegno di Opera Laboratori. Il recupero delle tre maglie è stata un’occasione particolarissima nell’ambito del restauro tessile. Si tratta infatti, oltre che di ricercare ed applicare le soluzioni tecniche più adeguate ai particolari materiali oggetto dell’intervento, anche di curare e proporre soluzioni idonee al successivo progetto espositivo che rappresenterà il punto di arrivo dell’intero articolato programma di valorizzazione. Si tratta di oggetti che necessitano di una lettura particolare che in parte esula dall’approccio “classico” che normalmente si riserva ad un manufatto tessile artistico in occasione del suo recupero.
Il progetto di restauro si propone infatti di ‘ricollegare’, oltre ai fili di lana che ne costituiscono la materia deteriorata, anche i fili della memoria che legano la figura del leggendario ciclista alla Storia. Le maglie sono infatti caratterizzate da un forte valore simbolico, connubio di due aspetti della personalità di Bartali: esse racchiudono sia la rappresentazione del valore mitico del personaggio (esibizione della tenacia, della forza, del valore sportivo dell’impresa) che l’umile testimonianza di fede, in quanto sono diventate offerta votiva dedicata da Bartali a Santa Teresa del Bambin Gesù, alla quale egli era particolarmente devoto. Nel corso delle prime fasi di questo restauro è stato eseguito un intervento di pulitura per immersione in un bagno detergente delicato per non alterare quelle tracce che rappresentano l’essenza della storia della maglia. Un utilizzo breve e intenso, che ha lasciato segni indelebili che testimoniano la fatica dell’impresa: come tracce di memoria sono ancora presenti le macchie dei copertoni portati intrecciati sulle spalle, gli schizzi sparsi sulla superficie, le zone infeltrite localizzate nei punti dove maggiore è stata la frizione del corpo dell’atleta sul suo indumento. È stato quindi necessario attenuare quanto più possibile l’effetto negativo dei fori provocati dall’infestazione delle tarme.
L’intervento di consolidamento è stato effettuato con un supporto tinto adeguatamente, il che ha permesso di rinforzare l’intera struttura colmando anche visivamente le innumerevoli lacune presenti. Nella parrocchia, ritorneranno esposte, in teche ben protette ed un nuovo allestimento destinato a custodirle nella cappella di Santa Teresa del Gesù Bambino, le preziose maglie preziose: due lane gialle, con le quali Gino Bartali passò primo al traguardo nel “Tour de France” del 1938 e del 1948 (quando il paese stava per insorgere a seguito dell’attentato a Palmiro Togliatti) l’altra, tricolore, del suo terzo Campionato Italiano. La maglia gialla è il simbolo di una corsa che ha lasciato tracce profonde nella storia e nella letteratura italiana: Gino Bartali vinse infatti il Tour de France del 1948 quando ormai, a 34 anni e a dieci dal suo primo trionfo, sembrava ormai senza chanche. Durante il giorno di riposo a Cannes, a otto tappe dalla conclusione, in giallo c’era Luison Bobet, e il campione fiorentino lo seguiva a 21 minuti di distacco, prima dell’arrivo delle tappe alpine. L’Italia, quel giorno, era scossa dall’attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. La tappa vedeva arrivo a Briançon, c’erano di mezzo il Col d’Allos, il Vars e l’Izoard, la giornata era terribile, con tanta pioggia, e strade impossibili, ma l’azione di Bartali devastò tutti e il corridore fiorentino si avvicinò al primato. Il giorno dopo, nella tappa che portava da Briançon ad Aix-les-Bains, sarebbe stata ancora vittoria, con conquista del primato in classifica. Poi la marcia di Gino diventò trionfale, sette tappe ed una maglia gialla finale, conquistata con oltre 26 minuti sul secondo, il belga Brik Schotte.







