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Due Papi da Oscar. Riuscirà a vincere un Oscar, domenica 9 febbraio a Los Angeles, il film I due papi (The Two Popes) di Fernando Meirelles? Tre sono le categorie per cui è in lizza: miglior attore protagonista Jonathan Pryce nel ruolo di papa Francesco, attore non protagonista Anthony Hopkins in quelli di Benedetto XVI, così come la migliore sceneggiatura non originale firmata da Anthony McCarten. Certo gli avversari sono molto agguerriti, a cominciare dai favoritissimi Joker di Todd Phillips e 1917 di Sam Mendes.
C’è da dire però che I due papi ha già vinto. Anzitutto ha fortificato ulteriormente Netflix, colosso dello streaming, che con tale titolo si è confermato protagonista nella stagione dei grandi festival e dei premi internazionali, presentandosi all’appuntamento degli Oscar, forte anche delle nomination di The Irishman di Martin Scorsese e Storia di un matrimonio (rispettivamente 10 e 6 candidature). Netflix ha segnato ancora una volta la sua decisa influenza nel settore cinematografico e, in genere, nel mercato delle produzioni audiovisive. Altro motivo di vittoria di Netflix, poi, è che i film coinvolti nella serate dei prestigiosi premi sono tutti già disponibili sulla library della piattaforma, dallo scorso dicembre, garantendo così ai propri abbonati – acuta strategia di coinvolgimento e fidelizzazione –un posto in prima fila nella notte delle stelle di Hollywood.
In cerca della Generazioni Z? Ancora, il film I due papi risulta una scommessa vinta anche come storia e come genere narrativo. Sfumato tra realtà e finzione, il film mostra, pur nelle diverse visioni ecclesiali, il legame personale tra due uomini e pastori, i pontefici Benedetto XVI e Francesco, che si trovano a discutere e riflettere su come ridare slancio evangelico alla Chiesa. Dietro al racconto con la cifra della cronaca storica, il regista brasiliano Meirelles (The Constant Gardener, 2005) e lo scrittore McCarten (autore in primis della pièce teatrale) si spingono almeno a immaginare, spesso verosimilmente, il legame riservato e sincero tra due protagonisti della storia della Chiesa all’inizio nel nuovo millennio. Un legame tra persone così diverse e insieme così sintoniche del desiderio che la Chiesa debba necessariamente trovare il respiro della trasparenza al Vangelo. Un tema che, a giudicare anche dalle logiche delle piattaforme streaming frequentate in larga misura da giovani, anzi giovanissimi – nel 2019 Netflix, secondo l’inchiesta di Riccardo Staglianò su “Il Venerdì-la Repubblica” (24.01.20), si è attestato sulla soglia degli oltre 150milioni di abbonati a livello globale, seguita da Prime Video intorno ai 100milioni, con una previsione di crescita al 2024 di oltre 200milioni di fruitori – avrebbe potuto sciogliersi nell’ormai retorico e consunto schema dello scontro tra figure che impersonano le ali conservatrici o riformiste della Chiesa. Il film invece supera le logiche delle partite di calcio, della contrapposizione tra squadre per tessere una visione non omologata ma, nelle differenze, non oppositiva. Fatta di stima reciproca, di capacità di dialogo, a volte di silenzi e, in alcuni tratti di dolce amicizia (si veda la scena finale in Sistina). Il film I due papi, dunque, non solo ha conquistato il favore di critica ma soprattutto ha acquisito un pubblico “nuovo”, che vive la fruizione di contenuti cinematografici e televisivi senza confini, spostandosi con disinvoltura dalla sala cinema a tablet o smartphone.


Religione in streaming. Non è stato solo I due papi a essere “trending topic” – usando un linguaggio proprio dei social media – sulle piattaforme streaming. Molte sono, infatti, le serie Tv pronte a confrontarsi con la religione cattolica (e non solo), con le figure della Chiesa o con la storia di Gesù. Proprio questa settimana che ci conduce verso gli Oscar si chiude su Sky Atlantic e sulla piattaforma NowTv The New Pope (9 episodi), serie italiana firmata da Paolo Sorrentino e coprodotta con i big dello schermo internazionale come HBO e Canal+. Dopo l’audace The Young Pope (2016), Sorrentino si inerpica (con più affanno creativo) in un’ulteriore riflessione sulla Chiesa, sul Papa e sulla Curia, facendo della provocazione la cifra dominante di The New Pope.


Sempre nella library Netflix dal 1° gennaio 2020 c’è Messiah (10 episodi) firmata da Michael Petroni, costruita secondo il meccanismo del “What If”: cosa accadrebbe al giorno d’oggi se si rivelasse palesemente, in veste umana, la presenza di Dio? Ambientata nei nostri giorni, tra Medio Oriente e Stati Uniti, assistiamo allo scetticismo delle forze della CIA dinanzi alla figura di un enigmatico uomo dalle gesta apparentemente miracolose, che si presenta come nuovo profeta. Un racconto che si muove dunque tra mistero e thriller action dai contorni politici, con atmosfere che ricordano tanto l’adrenalinico e complottistico Homeland. Caccia alla spia (2011-2020, 8 stagioni in tutto).
Non solo scomode forzature o sguardi provocatori. Nell’offerta della piattaforma del nostro servizio pubblico, RaiPlay, rilanciata lo scorso autunno con Fiorello super testimonial, troviamo racconti rassicuranti che abbracciano anche la dimensione della tradizione cattolica, il tessuto socio-culturale del nostro Paese. È il caso in primo luogo di Don Matteo, che è partito lo scorso 7 gennaio 2020 con la 12a stagione, presente nel catalogo online con tutta la serie (oltre 240 episodi). Da 20 anni Don Matteo è un fenomeno televisivo multigenerazionale che mette d’accordo proprio tutti, dalla platea degli Over alla Generazione Z, mietendo consensi su ogni fronte, dalla tv lineare con ascolti maiuscoli su Rai Uno, oscillanti attorno al 30% di share, allo streaming sull’app RaiPlay.
Dalla tonaca del sacerdote all’abito della suora, il successo non cambia. È di pochi giorni fa la notizia della partenza delle riprese della nuova stagione, la sesta, di Che Dio ci aiuti con Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi – sempre una produzione Lux Vide-Rai Fiction –, forte di un successo solido di ascolti e intergenerazionale, serie anche questa disponibile su RaiPlay per chi ama il “binge-watching”, l’abbuffata non-stop.



