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Sono una lettrice da diversi anni. In famiglia siamo quattro figli e da piccola ho sempre visto mia madre leggere questa bella rivista. Ora le voglio raccontare una piccola esperienza. Lo scorso anno, purtroppo, ho avuto un aborto interno alla settima settimana. Nel confessarmi con un sacerdote della zona in cui vivo, gli ho riferito che da quando ho avuto quell’aborto non sono più riuscita a rimanere incinta. E riflettevo con lui su quanto sia strana la vita: chi desidera un figlio, non riesce ad averlo, mentre chi può averlo, poi fa di tutto per abortirlo. Da parte mia – gli dicevo –, mi affido sempre al Signore, con le parole del Padre Nostro: «Sia fatta la tua volontà!». Quel che mi ha colpito, anzi mi ha fatto molto dispiacere, è stata la risposta secca del confessore: «Lei ha poca fede!». Spero di aver capito male, oppure di non essermi espressa bene con questo sacerdote. Ma com’è possibile dare una risposta simile? Tornando al mio posto, tra i banchi, sono scoppiata in lacrime. Lascio a lei immaginare lo stupore e la perplessità di mio marito!
DANIELA
Sono più propenso a credere che ci sia stato un equivoco e che non vi siate intesi bene tra di voi, perché davvero non si spiega una risposta così secca e anche assurda. La confessione, oggi, è un sacramento poco frequentato dai cristiani, spesso adducendo come ragione di tale abbandono gli stili severi da parte di qualche confessore. Papa Francesco sta rilanciando il sacramento, dando per primo l’esempio di penitente che si confessa con regolarità. Ma anche sottolineando, con forza, l’infinita misericordia di Dio, sempre pronto a perdonarci. Dal confessionale bisognerebbe uscire sempre piangendo, ma di gioia per l’amore che Dio ha per noi peccatori. Non per un rimprovero



