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Vite di confine, di Mary Poliafico (Giraldi editore), è un libro anomalo. Sedici biografie intense e delicate in controluce, dove l’autrice, un’insegnante che ha fatto del suo mestiere una missione, raccontando la vita degli altri, apre scenari sorprendenti sulla propria. Incertezze e paure, irrigidimenti e crescite, maturazioni e scoperte, cambi di passo e di prospettive: germogliate dall’incontro e dal dialogo con persone comuni e meno comuni che hanno attraversato e segnato per sempre la sua esistenza. Alcune di esse sono state ritrovate nei cassetti misteriosi della memoria, altre incontrate per caso, altre cercate con caparbietà, altre messe lì dalla provvidenza. Tutte hanno lasciato dolcezze e mieli dai sapori arcani. Ogni biografia un tema vero e di coraggiosa e commovente attualità. Racconta la maternità, la disabilità, l’omosessualità, la fede e la spiritualità, la cultura e la criminalità, il perdono e la solitudine.
Sicuramente provvidenziali, agli inizi della sua attività, le classi di alunni ai quali espone e trasmette i princìpi del diritto, materia di indubbia disciplina e austerità. Lei deve affrontare allievi terremotanti e divorati dai cellulari, ai quali hanno venduto la propria identità, che sentono come inutile e sideralmente lontana dai loro interessi la congerie ostica dei cavilli legali, delle regole e delle eccezioni alle regole, e di ogni norma giuridica che è alla base della vita pubblica e privata della società. L’insegnante indossa una corazza di severità e di inflessibilità per non lasciarsi scalfire. E impone il suo ordine. Ma l’ordine è una terra sterile che non genera bellezza.


L’autrice intuisce che dovrà convertirsi dalla rigidità alla benevolenza per stabilire un rapporto con i ragazzi che vada oltre la dottrina ed apra una breccia nell’armatura che, a loro volta, essi si costruiscono attorno per proteggersi. Continuerà ad insegnare la materia – anche una conoscenza giuridica di base fa parte programma educativo – ma vi aggiungerà un “supplemento d’anima”, ancorando la sua scuola a valori vissuti e di sicura tenuta.
Lo strumento di attracco è la scrittura di questo libro. Rivolto non solo ai suoi studenti, ma a tutti quei giovani e giovanissimi che spesso la vita costringe a galleggiare in superficie e ad essere isole in balìa delle correnti, ai non provenienti da famiglie per bene e benestanti, ai non baciati dalla fortuna; ma piuttosto a quelli che cercano un riscatto sociale, a quelli che frequentano le scuole professionali perché c’è bisogno, quanto prima, che entri un altro stipendio in casa, a quelli che…
“di me non frega niente a nessuno”
“sono anni che non leggo un libro”
“della religione non m’importa, è roba da vecchi”
“la disabilità non mi riguarda”
“l’omosessualità teniamola nascosta”
“svégliati, e vedrai che non ti bullizzerà più nessuno”.
Raccontando sentimenti, emozioni e persone che hanno dato energia al suo cuore, Mary Poliafico traccia un sentiero luminoso orientato all’altruismo, al rispetto, alla responsabilità e a tutti quei valori che fanno scoprire il bello e il buono della vita. Alla santità del silenzio e alla profondità della parola. Per ridare fiducia e speranza a questi ragazzi che lei sente come fossero tutti suoi scolari.
La scrittura è immediata, semplice, diretta, ottenuta con un lavoro di cesello durato due anni, eppure leggera come lo può essere lo stile dell’intervista. Leggendo queste pagine scopriamo che tutti abbiamo bisogno di tornare alunni sui banchi di scuola, per apprendere tenerezza e soavità.



