PHOTO
In un’intervista su Sette fatta dalla scrittrice Teresa Ciabatti abbiamo scoperto che il rapper Tony Effe, autore del disco più venduto del 2024, ma anche l’artista contestato per i suoi testi violenti, misogini e volgari a causa dei quali si è visto negare la partecipazione al Concertone di Capodanno a Roma, è una persona molto sensibile, che frequenta un professore di italiano tutte le settimane per migliorarsi, che racconta la violenza non perché la vive e la sceglie, ma perché la osserva nella società.
Ci viene anche data un’anticipazione sulla canzone che porterà al Festival di Sanremo: sorprendente, bellissima, sentimentale, poetica. Io gli credo quando si racconta in questo modo a chi lo intervista. Ma ritengo che il mondo adulto dovrebbe, di fronte a questo genere di narrazioni, prendere una posizione precisa: ovvero, a noi questa roba sembra orribile. Io invece resto senza parole a leggere che una donna, scrittrice di grande cultura, famosa per le sue parole a tutela di altre donne, contribuisca a sdoganare e normalizzare qualcosa che nessun uomo e donna adulta dovrebbe normalizzare e sdoganare. In più vorrei che un artista così ascoltato dai giovanissimi sentisse che ciò che canta non narra semplicemente la realtà, ma la direziona, la condiziona e a volte la determina.
C’è una responsabilità sociale enorme in ciò che si fa arrivare alle orecchie e al cuore dei nostri figli. Noi genitori ci sentiamo impotenti di fronte a una corazzata che con menefreghismo li bombarda con il brutto, il peggio e l’orrido. Questo approccio non è indice di moralismo bigotto. Del resto anche i pediatri stanno promuovendo una campagna che stigmatizza questo genere di testi. Lo fanno perché hanno a cuore la salute dei nostri figli. E la loro non è censura. È cultura.



