San Paolo,
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Faces in italiano vuol dire “facce”. E’ un nome appropriato per testimoniare i tanti volti del Brasile. Ma, soprattutto, è l’etichetta del vino ufficiale di questo Mondiale.
E se 11 sono i giocatori che scendono in campo per la Seleçao, altrettante sono le varietà dei vitigni che lo compongono nelle tre varianti – bianco, rosso e rosee – che finiscono in tavola ad ogni evento Fifa, compresa la cerimonia di premiazione della finale del Maracana, il prossimo 13 luglio. Undici vitigni che nell’ordine sono stati messi in campo nel più classico dei 4-3-3, ovvero Merlot in porta; Cabernet Sauvignon, Teroldego, Touriga Nacional e Tannat in difesa; Ancellotta, Nebbiolo e Tempranillo a centrocampo; Pinot Noir, Malbec ed Alicante Bouschet là davanti, a cercare di fare gol.  

Provengono tutti dalla Serra Gaucha, la regione brasiliana del Rio Grande do Sul che ricorda la Valpolicella o le Langhe, e dove le cantine censite sono 1.162, distribuite su di un'area di oltre 82mila ettari. Qui nei comuni di Bento Gonçalves, Garibaldi, Farroupilha e Monte Belo do Sul c'è la Valle dei Vigneti e la Strada del Vino e dell'Uva, lungo la quale è possibile visitare piccole proprietà rurali, aziende vinicole, ristoranti e cantine, tutte gestite da oriundi veneti e trentini. A produrre Faces sono le cantine Lidio Carraro che dopo essersi aggiudicato il concorso della Fifa nel 2012 ne ha già “sfornate” 600mila di bottiglie, vendute sinora in 15 paesi ad un prezzo medio per ciascuna di poco più di 10 euro. “Abbiamo messo assieme le migliori produzioni del Rio Grande do Sul - spiega il 33enne Giuliano Carraro, figlio di Lidio – in modo che Faces sia come una squadra di calcio, con 11 tipi di uva differenti. È un vino che rappresenta la brasilianità, ovvero gioviale, vibrante, gradevole e tropicale, tutti aggettivi che ci vengono in mente quando pensiamo al Brasile”.  

L'idea è di un'enologa 31enne, Monica Rossetti, discendente di una famiglia della provincia di Vicenza, emigrata in quei luoghi alla fine del 1800 come quasi tutti qui a Bento Gonçalves e che collabora con l'università di Udine. “Il vino del Mondiale- ci spiega – è un omaggio al Rio Grande do Sul, la regione dove nasce il vino brasiliano grazie agli italiani che quando arrivarono qui svilupparono subito una viticoltura. Faces è anche un’opportunità per parlare di questa storia, di questa cultura – aggiunge Monica – che si mantiene molto viva. Una storia che pochi al mondo conoscono al pari delle grandi potenzialità enologiche che abbiamo qui”. Insomma chi brinderà alla vittoria del Mondiale lo farà con “Facce”, sintesi perfetta della multietnicità, la gioia di vivere e la predominanza di popolazione giovane del Brasile e, dato che a produrlo ed inventarlo sono nostri oriundi del Nord-est, figli e nipoti di emigranti italiani, la speranza è che a fare “cin cin” dal palco del Maracana siano gli Azzurri di Pirlo (che tra l’altro produce anche ottimi vini oltre ad assist e punizioni deliziose) e Balotelli.