Vorrei un suo parere sull’argomento gite scolastiche nella scuola dell’obbligo. Nella scuola media frequentata dai miei nipoti è stata organizzata una gita di alcuni giorni a Berlino. Il costo è di alcune centinaia di euro, per cui buona parte degli alunni non parteciperà. Personalmente sono disgustato per la discriminazione tra le varie classi sociali: non tutti si possono permettere tali spese e, se non si rispetta il senso di uguaglianza tra gli studenti, ammesso che sia anche una gita istruttiva e ovviamente non lo sarà per gli assenti, dov’è la “misericordia”? Non voglio aggiungere altro, ma dedurre che ci sia sotto sotto l’interesse personale di qualcuno non è diffi•cile: basta vedere le offerte su Internet. Avrei preferito una visita istruttiva di un giorno, con pranzo al sacco, a costo limitato e fattibile da tutti.

FRANCO

Caro Franco, con la tua lettera sulle gite scolastiche poni l’accento non tanto sulla loro opportunità quanto sulla scelta delle mete a volte troppo costose e talvolta per una scuola dell’obbligo qual è la scuola media non sempre adatte. La nostra scuola è definita dalla Costituzione democratica e aperta a tutti. Ciò implica che deve offrire veramente a ogni studente le stesse opportunità. Tra queste di sicuro vanno comprese anche le uscite didattiche. Ma questi viaggi, come tu giustamente segnali, spesso non sono per tutti, soprattutto a causa dei loro costi, anche quando sono competitivi relativamente al mercato dei viaggi. Infatti non tutti si possono permettere 200 o 300 euro più gli extra per mandare il figlio in gita. La nostra legislazione però prevede che basti l’adesione all’iniziativa dei 2/3 della classe per far sì che la stessa si svolga, con buona pace di chi non può e alla faccia degli articoli 3 e 33 della Costituzione. Sì, anche dell’articolo 3 che invita lo Stato a rimuovere tutti quegli ostacoli, anche di ordine economico, che impediscono la reale attuazione di quel principio di uguaglianza che l’articolo stesso enuncia.
In realtà la scuola, timidamente e con un metro molto stretto, qualcosa fa. Ogni istituto infatti mette a disposizione una quota del suo fondo per venire incontro alle famiglie in difficoltà. Ma come le accerto? Con lo strumento chiamato Isee che non sempre fotografa quella difficoltà che io chiamo borderline, troppo ricchi per essere poveri, troppo poveri per potersi permettere una gita. Sono largamente d’accordo con te, Franco, anch’io preferirei che i consigli di classe al completo, cioè composti da genitori e insegnanti, valutassero con attenzione se ci sono le possibilità per tutti di partecipare e a quel punto decidessero una meta adeguata. Purtroppo però troppo spesso manca in molti di noi non solo quella misericordia che tu citi, ma anche la solidarietà.

                                                                                                                           PAOLA SPOTORNO