La "Montecristo" ė stata liberata e i 23 membri dell'equipaggio sono sani e salvi. Un sequestro lampo, quello della nave dell'armatore livornese D'Alesio: il blitz coordinato dalle forze di pattugliamento antipirateria anglo-americane è riuscito alla perfezione. C'è però, un'altra imbarcazione italiana che si trova ancora nelle mani dei pirati somali, ormai da molti mesi: la "Savina Caylin" con 22 membri di equipaggio, dei quali 5 italiani. Il sequestro risale addirittura all'8 febbraio scorso e i membri dell'equipaggio sono ancora nelle mani dei loro rapitori. Tra agosto e settembre i familiari hanno lanciato ripetuti drammatici appelli alla liberazione, preoccupati oltre che dal protrarsi del sequestro, anche dall'apparente situazione di stallo delle trattative per il rilascio.
Il fenomeno della pirateria - peraltro mai del tutto debellato, ci sono diversi "punti caldi" nel pianeta dove gli episodi non sono rari - è tornato di grande attualità proprio per la moltiplicazione dei sequestri di navi e imbarcazioni di ogni genere nel tratto di mare compreso fra il basso Mar Rosso, il Golfo di Aden e la costa somala. Protagonisti, sempre, i pirati somali: piccole bande ben equipaggiate e armate, dotate di veloci motoscafi d'altura e di una buona rete di protezione a terra. È uno dei frutti malati della ventennale guerra civile somala: alcune di queste bande sarebbero formate da quegli stessi miliziani che in altri momenti avevano servito questo o quel "signore della guerra" somalo, oggi riconvertiti alla più redditizia atività di pirateria.
Secondo alcuni osservatori, i forti proventi di questa attività criminale avrebbero portato alcune bande a mettersi in rete, con forme di alleanze e complicità interclaniche che renderebbero molto più complicate le trattative e la liberazione dei sequestrati. Il fenomeno, naturalmente, preoccupa la comunità internazionale, anche perché rende insicura una rotta commerciale strategica com'è quella che passa dal canale di Suez e dal Mar Rosso per sbucare nell'oceano Indiano: il 27 aprile scorso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto a tutti i Paesi membri di introdurre nuove norme nelle rispettive legislazioni per punire con maggiore durezza la pirateria.
Dall'11 ottobre, sessanta militari della Marina sono pronti per essere imbarcati sui mercantili italiani in transito nei mari a rischio di arrembaggio, in base al protocollo firmato tra il Governo e Confitarma.
Il fenomeno della pirateria - peraltro mai del tutto debellato, ci sono diversi "punti caldi" nel pianeta dove gli episodi non sono rari - è tornato di grande attualità proprio per la moltiplicazione dei sequestri di navi e imbarcazioni di ogni genere nel tratto di mare compreso fra il basso Mar Rosso, il Golfo di Aden e la costa somala. Protagonisti, sempre, i pirati somali: piccole bande ben equipaggiate e armate, dotate di veloci motoscafi d'altura e di una buona rete di protezione a terra. È uno dei frutti malati della ventennale guerra civile somala: alcune di queste bande sarebbero formate da quegli stessi miliziani che in altri momenti avevano servito questo o quel "signore della guerra" somalo, oggi riconvertiti alla più redditizia atività di pirateria.
Secondo alcuni osservatori, i forti proventi di questa attività criminale avrebbero portato alcune bande a mettersi in rete, con forme di alleanze e complicità interclaniche che renderebbero molto più complicate le trattative e la liberazione dei sequestrati. Il fenomeno, naturalmente, preoccupa la comunità internazionale, anche perché rende insicura una rotta commerciale strategica com'è quella che passa dal canale di Suez e dal Mar Rosso per sbucare nell'oceano Indiano: il 27 aprile scorso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto a tutti i Paesi membri di introdurre nuove norme nelle rispettive legislazioni per punire con maggiore durezza la pirateria.
Dall'11 ottobre, sessanta militari della Marina sono pronti per essere imbarcati sui mercantili italiani in transito nei mari a rischio di arrembaggio, in base al protocollo firmato tra il Governo e Confitarma.


