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La legge sulle unioni civili, appena approvata, lascia tanti motivi di preoccupazione. Innanzitutto è stata negativa e controproducente (sarà un boomerang!) la scelta di imporre la fiducia anche alla Camera, su un tema etico così delicato, così divisivo nel Paese. Per mesi lo stesso Renzi aveva assicurato che toccava al Parlamento pronunciarsi e decidere. Parole al vento. Sia al Senato che alla Camera, dove pure la maggioranza “aveva i numeri”, si è assistito all’arroganza dell’ennesima fiducia, per blindare e vincolare la libertà di scelta dei parlamentari. Davvero «una sconfitta per tutti», come ha ricordato, con fermezza, il segretario della Cei, monsignor Galantino. Anche la scelta del ministro Boschi di annunciare la fiducia in aula per poi andarsene subito dopo, quasi una fuga, è stato un ulteriore sgarbo istituzionale. Un’altra prova di forza del Governo ai danni del Parlamento, che non giova al Paese. Questa legge nasce figlia di un atto di forza, non è un frutto della ricerca di convergenza su un tema etico così rilevante per tutti gli italiani.
Il secondo motivo di grave preoccupazione sta nel merito del testo, carico di ambiguità e imprecisioni, che non tarderanno a emergere. Prima di tutto, l’impianto conserva una quasi totale assimilazione delle unioni civili al matrimonio, pur affermando – ipocritamente – che esse sono “formazioni sociali” nettamente distinte. Rimane una legge strabica, che chiederà costanti interventi ai giudici, con contenziosi continui, com’è facile prevedere. Non si presenta bene nemmeno la distinzione tra le “unioni civili complete”, riservate alle coppie dello stesso sesso, e la condizione di minorità dedicata alle coppie eterosessuali conviventi. Proprio questa legge, paradossalmente, introduce discriminazioni sulla base del sesso delle coppie.
Preoccupa, poi, l’atteggiamento dei sostenitori della legge, che da un lato la definiscono un equilibrato compromesso, ma allo stesso tempo affermano, da subito, che «è solo il primo passo» verso la piena assimilazione del cosiddetto “matrimonio egualitario” stipulato tra persone dello stesso sesso (peraltro negato dalla stessa Costituzione, quella su cui ha giurato Renzi!). È il “cavallo di Troia” per introdurre dalla finestra quel che era uscito dalla porta. Già si parla, infatti, di rivedere la legge sulle adozioni, con l’esplicito obiettivo di dare un figlio anche alle coppie omosessuali, nonostante su questo tema non ci sia un consenso nel Paese. Non ci si dovrà sorprendere, quindi, se la mobilitazione a difesa dei bambini e del loro diritto a un papà e a una mamma sarà forte e politicamente rilevante.
Il dibattito su questa “legge malfatta”, più ideologica che rispondente a reali bisogni, continua a farci ignorare il vero tema che interessa gli italiani: la famiglia. Dove non si vede lo stesso impegno politico, nonostante il preoccupante calo delle nascite (solo 488 mila nel 2015), che mette in gioco il futuro e la sopravvivenza del Paese. In assenza di una seria politica familiare, a cominciare da un fisco più equo, si continuano a dare le briciole e qualche “bonus” alle famiglie. La vera politica, quella “alta”, è una questione di priorità, in vista del “bene comune”. Questi giorni, purtroppo, hanno dimostrato che gli interessi di pochi prevalgono sui bisogni della stragrande maggioranza del popolo delle famiglie. Caro Renzi: non sarà il caso di “cambiare verso”?
Il secondo motivo di grave preoccupazione sta nel merito del testo, carico di ambiguità e imprecisioni, che non tarderanno a emergere. Prima di tutto, l’impianto conserva una quasi totale assimilazione delle unioni civili al matrimonio, pur affermando – ipocritamente – che esse sono “formazioni sociali” nettamente distinte. Rimane una legge strabica, che chiederà costanti interventi ai giudici, con contenziosi continui, com’è facile prevedere. Non si presenta bene nemmeno la distinzione tra le “unioni civili complete”, riservate alle coppie dello stesso sesso, e la condizione di minorità dedicata alle coppie eterosessuali conviventi. Proprio questa legge, paradossalmente, introduce discriminazioni sulla base del sesso delle coppie.
Preoccupa, poi, l’atteggiamento dei sostenitori della legge, che da un lato la definiscono un equilibrato compromesso, ma allo stesso tempo affermano, da subito, che «è solo il primo passo» verso la piena assimilazione del cosiddetto “matrimonio egualitario” stipulato tra persone dello stesso sesso (peraltro negato dalla stessa Costituzione, quella su cui ha giurato Renzi!). È il “cavallo di Troia” per introdurre dalla finestra quel che era uscito dalla porta. Già si parla, infatti, di rivedere la legge sulle adozioni, con l’esplicito obiettivo di dare un figlio anche alle coppie omosessuali, nonostante su questo tema non ci sia un consenso nel Paese. Non ci si dovrà sorprendere, quindi, se la mobilitazione a difesa dei bambini e del loro diritto a un papà e a una mamma sarà forte e politicamente rilevante.
Il dibattito su questa “legge malfatta”, più ideologica che rispondente a reali bisogni, continua a farci ignorare il vero tema che interessa gli italiani: la famiglia. Dove non si vede lo stesso impegno politico, nonostante il preoccupante calo delle nascite (solo 488 mila nel 2015), che mette in gioco il futuro e la sopravvivenza del Paese. In assenza di una seria politica familiare, a cominciare da un fisco più equo, si continuano a dare le briciole e qualche “bonus” alle famiglie. La vera politica, quella “alta”, è una questione di priorità, in vista del “bene comune”. Questi giorni, purtroppo, hanno dimostrato che gli interessi di pochi prevalgono sui bisogni della stragrande maggioranza del popolo delle famiglie. Caro Renzi: non sarà il caso di “cambiare verso”?



