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Con papa Francesco ho in comune due cose: l’ottico e l’ammirazione per san Francesco d’Assisi. Scegliere il nome del Poverello è stata una scelta quasi risarcitoria dei valori cristiani. Due aspetti vorrei sottolineare: l’aver ripreso i rapporti con i luterani è stato un gesto illuminato, perché il Papa non ha voluto far pagare ai luterani di oggi lo scisma del passato. Il secondo atto di formidabile realismo è andare personalmente dall’ottico, in via del Babuino, a Roma, l’anno scorso. Quel gesto poteva sembrare un’apparente diminuzione del ruolo del Pontece e invece è stata un’incredibile forma di umiltà, qualcosa di memorabile, anche perché non poteva mandare qualcun altro a far vedere i suoi occhi! Con il via libera alla beatificazione di padre Jacques Hamel ha mostrato al mondo che chi muore sull’altare è santo. Come l’arcivescovo Romero e Tommaso Becket. Fosse ritratto in una tela, avrebbe la stessa espressione umile di Pio VI.



