C'è una cosa che più di qualunque altra ci rende davvero unici: le impronte digitali. Ed è per questo che ancora oggi chi si occupa di sicurezza, dalla polizia al personale degli aeroporti, si affida a questa traccia indelebile per effettuare dei controlli. Ma è possibile cancellarle diventando, in un certo senso, invisibili?

Secondo il gruppo di ricerca della Tel Aviv University guidato dal professor Eli Sprecher sì o, quanto meno, è ipotizzabile dopo l'annuncio dell'individuazione del gene dedicato alla formazione delle impronte digitali. Tale scoperta risale in realtà al 2007 quando una donna che si sottopose alle opportune verifiche nel passaggio di un confine evidenziò per la prima volta l'esistenza della adermatoglifia, anomalia che comporta l'assenza non solo delle impronte, ma anche di creste e solchi sui palmi delle mani, sulle piante dei piedi e sulle dita delle mani.

Secondo gli studi effettuati, questa malattia non avrebbe in realtà alcun risvolto negativo sulla salute delle persone ma ha creato curiosità all'interno della comunità medico-scientifica ed è proprio da qui che sono partiti gli approfondimenti del professor Sprecher. Per risalire ai fattori che "vigilano" sullo sviluppo delle impronte, l'equipe israeliana ha compiuto un'analisi genetica su un'intera famiglia colpita da adermatoglifia, giungendo alla preziosa conclusione che nel Dna delle cellule della pelle dei componenti c'è un numero inferiore di copie del gene SMARCAD1. Il prossimo passo sarà capire come tale gene regoli la formazione delle impronte digitali durante lo sviluppo del feto.