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giovedì 10 luglio 2025
 
Rito romano Aggiornamenti rss don Gianni Carozza

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B) - 3 novembre 2024

Amare Dio e i fratelli, avvicinarsi al Regno Allora si avvicinò a lui uno degli scribi e [...] gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima».

Marco 12,28-30

 

Le tre domeniche del Tempo ordinario che precedono la solennità di Cristo Re ci offrono, nell’Anno liturgico B, pericopi evangeliche tratte dall’ultima sezione del secondo Vangelo (Marco 11-16): tutto accade a Gerusalemme e si svolge nel tempo di otto giorni, dall’ingresso trionfale nella Città santa del Maestro, riconosciuto dal popolo come «Colui che viene nel nome del Signore», con il quale si realizza «il Regno» promesso dalle Scritture (Marco 11,9-10), al «primo giorno dopo il sabato» (Marco 16,9), tempo glorioso della “buona notizia” della Risurrezione. Possiamo seguire momento per momento, in Marco, la Santa Settimana che ogni anno viviamo a chiusura della Quaresima, in un percorso che, dalla festosa acclamazione delle Palme, ci conduce al Triduo Santo, al Mistero Pasquale, all’ottavo giorno, il giorno senza tramonto. Si tratta di sette giorni, come sette erano stati, «in principio», i giorni della Creazione: ora, «nella pienezza del tempo» (Galati 4,4), Dio «ricapitola» nuovamente «tutte le cose» in Cristo (cfr. Efesini 1,10) e ore nuova creazione con la Redenzione operata nel Figlio. Nei giorni che precedono la cattura e la Passione Gesù dimora a Betania, “la casa dell’amicizia” ove vive la famiglia di Lazzaro, luogo di pace nel quale il Signore suole riposare e trovare calore, affetto, fraternità: tutte le mattine «esce da Betania» e si reca al Tempio, ove incontra ogni genere di persone e insegna in pubblico e in privato, alla folla, ai notabili e ai suoi discepoli.

L’incontro che ci è narrato nel Vangelo di oggi (Marco 12,28-34) è collocato da Marco sul finire del terzo giorno e si svolge anch’esso nel Tempio, nel contesto delle diverse discussioni che Gesù sostiene: il fatto è riportato, pur con peculiarità tipiche di ciascun evangelista, da tutti i sinottici; «si avvicina al Maestro uno scriba che lo ha udito discutere» con i sadducei in merito alla Risurrezione del corpo (Marco 12,18-27); questi «ha visto che Gesù ha ben risposto a loro», condivide dunque l’insegnamento del Signore sulla chiamata alla vita, si fida della Parola che Lui è e dà; per questo gli «chiede quale sia il primo di tutti i comandamenti». Gesù risponde con il precetto dell’amore a Dio, contenuto nella Legge (I Lettura, Deuteronomio 6,2-6), e avvicinandolo al precetto dell’amore al prossimo, anch’esso ivi sancito, ma in un altro libro, addirittura precedente (Levitico 19,18): non c’è dunque nessuna relazione verticale, con il Signore, Padre di tutti, che possa essere autentica in assenza di una relazione orizzontale, tra noi, tutti fratelli in Gesù; amare Dio significa riconoscerlo come «rupe e rifugio, potente salvezza» per ogni uomo; Egli solo «è fedele» (Salmo 17, Responsorio).

In nome della sua fedeltà siamo chiamati ad essere solleciti verso il prossimo, consci che da Lui viene ogni bene e la certezza della vita che non muore: «Cristo resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta, può salvare perfettamente quelli che per mezzo di Lui si avvicinano a Dio, è sempre vivo per intercedere a loro favore» (II Lettura, Ebrei 7). Tra essi c’è proprio lo scriba del Vangelo: il Signore assicura che «non è lontano dal Regno di Dio», perché comprende che Gesù «parla bene e secondo verità » e riconosce che «amare Dio e amare il prossimo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». E noi? Siamo capaci, nella vita, di questa professione di fede?


31 ottobre 2024

 
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