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È l’ennesimo capitolo di una storia di reciproca stima e di vicendevole sostegno. Jorge Mario Bergoglio ha scelto parole risolutive per denire papa Benedetto: «Si vede che è un uomo che veramente crede, che veramente prega». Pochi mesi fa, Joseph Ratzinger spese la sua autorità di teologo per garantire l’ortodossia del suo successore: «Papa Francesco si trova del tutto in accordo con la linea» che pone la misericordia al centro del messaggio cristiano. L’ultimo abbraccio tra il Papa argentino e il Papa emerito tedesco è, dunque, il sigillo di una profonda intesa tra i due. Con buona pace di quanti vorrebbero presentarli divisi se non addirittura in contrapposizione nel magistero.
Ovviamente, come ha precisato Bergoglio sull’aereo tornando dal viaggio in Armenia, «c’è solo un Papa, l’altro è emerito». «Benedetto sta nel monastero, pregando», ha aggiunto Francesco. «Sono stato molte volte a trovarlo, ci sentiamo per telefono. Ho già detto che è una grazia avere in casa il nonno saggio; gliel’ho detto anche in faccia e lui ha riso. Lui per me è l’uomo che mi custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera. Mai dimentico quel discorso fatto ai cardinali il 28 febbraio 2013 quando disse: “Tra voi c’è il mio successore: gli prometto obbedienza”. E lo ha fatto!».
Alla vigilia di una data a lui cara, quella che ricorda i 65 anni della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 29 giugno 1951, il Papa emerito è stato festeggiato e applaudito. Anche da papa Francesco, che ha firmato la prefazione all’antologia dei testi di chi l’ha preceduto (Insegnare e imparare l’amore di Dio, Cantagalli). «Ogni volta che leggo le opere di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mi diviene sempre più chiaro che egli ha fatto e fa “teologia in ginocchio”», ha scritto papa Francesco. «In ginocchio perché, prima ancora che essere un grandissimo teologo e maestro della fede, si vede che è un uomo che impersona la santità, un uomo di pace, un uomo di Dio».
Joseph Ratzinger è un modello per tutti i sacerdoti. «Egli incarna esemplarmente il cuore di tutto l’agire sacerdotale», ha puntualizzato Bergoglio, «quel profondo radicamento in Dio senza il quale tutta la capacità organizzativa possibile e tutta la presunta superiorità intellettuale, tutto il denaro e il potere risultano inutili; egli incarna quel costante rapporto con il Signore Gesù senza il quale non è più vero niente, tutto diventa routine, i sacerdoti quasi stipendiati, i vescovi burocrati e la Chiesa non Chiesa di Cristo, ma un prodotto nostro, una Ong in n dei conti superflua».
Ovviamente, come ha precisato Bergoglio sull’aereo tornando dal viaggio in Armenia, «c’è solo un Papa, l’altro è emerito». «Benedetto sta nel monastero, pregando», ha aggiunto Francesco. «Sono stato molte volte a trovarlo, ci sentiamo per telefono. Ho già detto che è una grazia avere in casa il nonno saggio; gliel’ho detto anche in faccia e lui ha riso. Lui per me è l’uomo che mi custodisce le spalle e la schiena con la sua preghiera. Mai dimentico quel discorso fatto ai cardinali il 28 febbraio 2013 quando disse: “Tra voi c’è il mio successore: gli prometto obbedienza”. E lo ha fatto!».
Alla vigilia di una data a lui cara, quella che ricorda i 65 anni della sua ordinazione sacerdotale, avvenuta il 29 giugno 1951, il Papa emerito è stato festeggiato e applaudito. Anche da papa Francesco, che ha firmato la prefazione all’antologia dei testi di chi l’ha preceduto (Insegnare e imparare l’amore di Dio, Cantagalli). «Ogni volta che leggo le opere di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI mi diviene sempre più chiaro che egli ha fatto e fa “teologia in ginocchio”», ha scritto papa Francesco. «In ginocchio perché, prima ancora che essere un grandissimo teologo e maestro della fede, si vede che è un uomo che impersona la santità, un uomo di pace, un uomo di Dio».
Joseph Ratzinger è un modello per tutti i sacerdoti. «Egli incarna esemplarmente il cuore di tutto l’agire sacerdotale», ha puntualizzato Bergoglio, «quel profondo radicamento in Dio senza il quale tutta la capacità organizzativa possibile e tutta la presunta superiorità intellettuale, tutto il denaro e il potere risultano inutili; egli incarna quel costante rapporto con il Signore Gesù senza il quale non è più vero niente, tutto diventa routine, i sacerdoti quasi stipendiati, i vescovi burocrati e la Chiesa non Chiesa di Cristo, ma un prodotto nostro, una Ong in n dei conti superflua».



