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CLAUDIO G. Il mio parroco non vuol saperne di preghiera “dei fedeli” nella Messa e impone solo quelle prestampate. Così la preghiera non tiene conto di avvenimenti imprevisti e la collaborazione dei laici viene vanificata insieme all’apertura del Concilio per far entrare nella liturgia la vita reale.
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Fin dal 1966 la riforma conciliare ha ripristinato l’antica preghiera dei fedeli per superare quell’individualismo che da tempo condizionava la partecipazione dei credenti alla Messa. Con questa preghiera comune si vuole esprimere l’universalità del sacrificio di Cristo e della preghiera cristiana. Si tratta, infatti, di pregare «per le necessità della Chiesa, per il mondo, per quelli che si trovano in difficoltà e per la comunità locale». E questo non in modo vago e asettico, ma in riferimento alle concrete situazioni del mondo e della comunità locale. Gli stessi sussidi lasciano lo spazio per le intenzioni particolari dove il gruppo liturgico, se non formula tutta la preghiera dei fedeli, può opportunamente aggiungere quelle intenzioni che rendono vero e attuale questo rito.



