«Israele e Hamas non si parlano. È necessario, invece, che ci sia una sorta di riconoscimento iniziale, per quanto parziale e tiepido, tra le due parti». Padre Pierbattista Pizzaballa, 58 anni, francescano minore, biblista, Patriarca latino di Gerusalemme, va al cuore dei problemi e offre una possibile via per dar respiro al Medio Oriente. In un’intervista che Famiglia Cristiana pubblica nel numero in edicola, il religioso analizza la situazione e suggerisce cosa fare per iniziare a costruire la pace.

«Lo stato di crisi, qui, è costante», dice padre Pizzaballa. «In genere ogni 2-3 anni accade qualcosa di più acuto. Quest’anno lo scontro è stato meno accentuato degli anni precedenti. Possiamo dire che non stupiscono gli attacchi che si verificano periodicamente. Una volta sarà Gaza, un’altra volta Hamas, un’altra ancora Jihad… Il motivo è che i nodi di fondo non sono mai stati risolti. Spero di essere un falso profeta, ma penso che i periodi di crisi continueranno a tornare».

Che fare, allora, per imprimere una radicale svolta?  «Il problema di fondo», puntualizza il Patriarca di Gerusalemme, «è che le due realtà, Hamas e Israele, non si riconoscono reciprocamente. Quindi non si parlano. Non c’è dialogo. Se si continua a considerare Hamas terrorista e un ente illegittimo, non ci possono essere le premesse perché il nodo si possa sciogliere. È necessario che ci sia una sorta di riconoscimento almeno parziale, almeno iniziale, almeno tiepido tra le due parti. Altrimenti non si arriverà a nessuna soluzione».