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C'è una parola che esprime le attese di tutti in questo Natale graffiato dall'epidemia e rattristato dai lutti: cura. L'Ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, parte da lì per ragionare di Incarnazione e di Salvezza, lui che il Covid l'ha vissuto (e vinto) sulla sua pelle. Lo fa nel Messaggio natalizio indirizzato a tutti i militari. Messaggio che i cappellani faranno proprio e rilanceranno tanto nella caserme sparse sul territorio nazionale quanto negli accampamenti più lontani, tra i quasi 7.500 soldati italiani attualmente impegnati in 36 missioni all'estero, presenti in ben 24 differenti Paesi (dalla Libia alla Somalia, dal Kosovo all'Afghanistan o al Libano; senza dimenticare chi sta pattugliando il Mediterraneo),
«Nei giorni che hanno preparato questo Natale del Signore», esordisce monsignor Marcianò, «papa Francesco ha racchiuso in due preziosi documenti un unico invito: la "cura". Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2021, ha indicato "la cultura della cura come percorso di pace"; nella Lettera Patris Corde, e indicendo l’anno a lui dedicato, ha additato in san Giuseppe il modello dal quale "imparare la cura con cui amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e la carità; amare la Chiesa e i poveri"». «In questa parola, «cura», convergono gesti concreti di accoglienza, condivisione, solidarietà; di conversione, guarigione e speranza; di dedizione e amore, fino al dono della vita, molti dei quali hanno illuminato e illuminano il buio della pandemia che ha avvolto in questo anno l’umanità», sottolinea ancora l'Ordinario militare. «Con gratitudine commossa, penso a tanti di voi che ne sono stati autori: professionisti o gente comune, lavoratori o padri e madri di famiglia, giovani e anziani, militari delle nostre Forze Armate. Donne e uomini «apparentemente nascosti o in “seconda linea”», «che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show", ma, "come San Giuseppe ci ricorda… hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza"» (cfr. Patris Corde)».
«Colpisce che entrambi i Messaggi pontifici siano datati 8 dicembre 2020, Solennità dell’Immacolata Concezione», osserva monsignor Marcianò: «un momento nascosto della storia in cui, prendendosi cura dell’inizio della vita di Maria, la Madre che si prenderà cura di Gesù, Dio si prende cura di noi e della nostra salvezza. Il Mistero della salvezza, il Mistero del Natale, è “intreccio di cura”. Come non accorgersene, contemplando il Presepe? E forse Dio sceglie di nascere Bambino per dire che ogni bambino, ogni persona umana, soprattutto la più piccola e fragile, ha bisogno di cura, ha diritto alla cura! Per dire che prendersi cura è possibile sempre, anche davanti alle situazioni più drammatiche e incurabili, e la cura è la risposta a problemi che, sempre più spesso, risolviamo invece con lo scarto. È la risposta alla sofferenza e alla malattia, il cui mistero è violato dalla cultura eutanasica; alla vita dei bambini, uccisi nel grembo materno o sporcati nella loro innocenza; alla disperazione dei profughi e migranti o dei poveri e affamati dimenticati; ai conflitti interpersonali, familiari e mondiali, germe nascosto di odi e guerre; alle varie forme di ingiustizia sociale, politica, retributiva o all’illegalità che sfocia nella criminalità; a ogni deturpamento del creato e della dignità umana».
«È l’unica risposta, la cura, al dramma mondiale della pandemia e delle sue conseguenze», afferma sicuro l'Ordinario. «Eppure, ci trafigge il cuore pensare come sia stata proprio questa pandemia a togliere la possibilità di prenderci cura. A farci sentire, quando ormai era troppo tardi, la solitudine dei tanti abbracci non dati ai nostri anziani abbandonati nelle Rsa, dei tanti sguardi di tenerezza sostituiti con lamenti dinanzi ai malati, della superficialità che svuota di sacro quegli ultimi respiri di vita che, ora, avremmo voluto accompagnare nei nostri cari, del consumismo che troppe vite considera un peso...».
Il Messaggio termina con una preghiera.
Vieni, Gesù Bambino, guarisci questa nostra umanità contagiata dal virus e malata di incuria.
Vieni e attiraci, come ogni bambino, alla necessità della cura, risvegliando tutta la bellezza di dedizione e tenerezza che abita l’umano e che molti hanno testimoniato, vera Luce del tuo presepe.
Vieni e ricordaci che il mistero dell’uomo invoca il mistero della cura e solo i piccoli lo insegnano.
Vieni, perdonaci se abbiamo pensato di poter diventare grandi con il potere, la manipolazione, lo sfruttamento, la violenza, la discriminazione e convertici a curare tutto e tutti coloro che ci affidi.
E se ci sembra troppo tardi, o non ne siamo capaci, vieni e, in questo Natale forse un po’ più buio, ricordaci che sei venuto proprio per questo, per prenderti cura di noi; per curarci Tu, Bambino, nel mistero di luce di ogni bambino, di ogni concepimento e nascita, di ogni sofferenza e morte umana.
E così sia!



