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Il Promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi ha chiesto 7 anni e 3 mesi di reclusione per il cardinale Angelo Becciu imputato nel processo sugli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra per abuso d'ufficio, peculato e subornazione di testimone. Per lui il Promotore di giustzia ha chiesto anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, una multa di poco più di 10 mila euro e la confisca di 14 milioni di euro. Diddi, per i dieci imputati sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, ha chiesto complessivamente 73 anni e un mese di reclusione, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo.
Udienza significativa nel processo sul palazzo di Londra e sugli altri presunti illeciti con i fondi della Segreteria di Stato. È la prima volta, sottolinea l'agenzia di stampa Ansa, «che in Vaticano accade che si chieda una condanna detentiva per un porporato - per quanto privato dal Papa delle prerogative del cardinalato -, con le relative pene accessorie e per di più in un Tribunale composto da laici».
«Le richieste del Promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l'assoluta innocenza del Cardinale per l'operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa», hanno scritto in una nota gli avvocati Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, difensori del cardinale Becciu. «Sulla base di teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento il Promotore di Giustizia ha continuato a sostenere una tesi sganciata dalle prove e ne prendiamo atto. Quanto alle richieste del Promotore neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell'assoluta innocenza e l'assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo. Il cardinale è stato sempre un fedele servitore della Chiesa ed ha sofferto in silenzio».
Ora il processo si ferma per la pausa estiva. Riprenderà il 27 settembre con tre udienze consecutive riservate alle parti civili. Poi, dal 5 ottobre al 6 dicembre ce ne saranno 15 dedicate alle difese. In seguito, presumibilmente prima di Natale, la sentenza, a circa due anni e mezzo dall'inizio del processo (27 luglio 2021).



