Ha molto commosso il ricordo di papa Francesco dei sette cinesi morti durante un incendio avvenuto nel capannone dove lavoravano e vivevano, il 2 dicembre del 2013. Nella sua prima tappa del suo viaggio in Toscana Jorge Mario Bergoglio ha scelto Prato e qui, nel discorso alla città dalla piazza della Cattedrale ha parlato di «una tragedia dello sfruttamento e delle condizioni umane di vita e questo non è lavoro degno». «Una lotta», ha detto il vescovo della città, monsignor Franco Agostinelli, membro della Commissione Cei per le Migrazioni, «che dobbiamo sostenere tutti i giorni».

«I cinesi che vivono in questa città sono rimasti molto colpiti dal ricordo di quella tragedia», dice padre Paolo Hou, cappellano della comunità cattolica cinese di Prato. Il frate, da pochi mesi in Italia, ha salutato personalmente il Pontefice e gli ha chiesto di pregare per la Cina. «A Prato», aggiunge, «lavoriamo sull’aspetto spirituale dei fratelli e delle sorelle cinesi» e «ci occupiamo di loro anche, attraverso la Caritas diocesana, dei loro bisogni materiali». Con padre Hou ha potuto «salutare e abbracciare» Papa Francesco Lia Chen, commessa e da sei anni in Italia:  una «grande emozione. Il Papa ha ragione quando ci invita a migliorare e ad impegnarci per il bene della nostra comunità».

Di «momento di gioia» parla padre Roberto Bellato, parroco della parrocchia dell’Ascensione al Pino dove ogni domenica si riunisce la comunità cattolica cinese: il Papa «ci ha esortati al servizio della Chiesa e della società» e citando i morti della tragedia del capannone a Macrolotto  ci ha detto ancora una volta mai più morti a causa del lavoro e dello sfruttamento».  «Qui a Prato cerchiamo di lavorare perché tutto ciò non accada più. Come cristiani cercheremo di sensibilizzare le persone e i fedeli su questo tema». La popolazione immigrata di Prato è «fuori dall’orbita della contentezza» dopo il grande evento di oggi che ha visto Papa Francesco nella città. Una visita – dice il direttore dell’Ufficio  diocesano Migrantes, don Santino Brunetti  - «significativa» perché ha dato «spazio privilegiato ai migranti che hanno avuto la possibilità di salutarlo personalmente». Don Santino si augura che questo viaggio «non passi inosservato».

Papa Francesco a Prato ci ha «regalato»  quattro «parole chiave sul piano educativo: il rispetto, l’accoglienza, l’inclusione, l’integrazione. Quattro parole», spiega il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, che «se da una parte possono diventare percorsi educativi nelle nostre parrocchie dall’altra possono anche aiutare le nostre città a non fare dell’immigrazione un luogo di scontro e di conflittualità». Il ricordo dei 5 uomini e due donne cinesi morti nel rogo di due anni «ci richiama alla necessità di un maggior impegno sulla sicurezza sui luoghi di lavoro». A Prato la Migrantes è impegnata,  in particolare, ricorda monsignor Perego, con l’azione delle suore cinesi che seguono i malati e le  famiglie più bisognose e attraverso il Centro pastorale per i cinesi realizzato con i fondi della Cei.