Venerare le reliquie dei santi non è una forma di feticismo? O esporre una parte del corpo serve per “fare cassa”?
Guido G. - e-mail
«Il tutto è nel frammento». Così risponderebbero i Padri, che avevano una visione “sintetica” e non parcellistica della realtà. Non si tratta di avere “un pezzo” del corpo di un santo accanto a noi, ma di avere il santo attraverso quel “frammento”, la “reliquia”. Non è la reliquia del santo che interessa, ma lui e ciò che lui mi ricorda e garantisce: lui è accanto a me e, nello stesso tempo, è accanto a Dio, in comunione con lui. Quando prendo la mano di una persona amata, non prendo quel frammento di lui (o lei), ma lui (o lei) attraverso quella mano che ci trasmette il nostro reciproco legame di amicizia e di affetto; confido in lui e nella sua amicizia attraverso quel frammento di corpo, quella mano che è sua, che è lui. Non è feticismo ma comunione del Corpo d’amore che è la Chiesa. Non è necrofilia, a meno che venga meno questo sguardo di comunione nell’amore. Non è per denaro: quando si è veramente amici, si desidera il cuore dell’altro non il suo portafoglio; la sua presenza non il suo conto in banca; quello che lui è non quello che lui ha.


