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E' ufficiale. Oggi l’Ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, consegna al capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Danilo Errico, il documento della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti datato 17 giugno 2017 nel quale si indica in san Giovanni XXIII il patrono dell’Esercito italiano. Nel 1901, Angelo Roncalli, allora ventenne, si vide costretto a interrompere gli studi presso il Pontificio seminario romano per prestare servizio di leva nel 73° Reggimento fanteria, di stanza a Bergamo. Durante la Prima guerra mondiale fu sergente di sanità e poi tenente cappellano militare presso gli ospedali di Bergamo.
Giorni fa l'agenzia Ansa aveva divulgato la notizia dell'evento. Ed è stata subito polemica. «Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il Papa della pace, e non degli eserciti», ha affermato monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia. «Come presidente della sezione italiana di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l’enciclica Pacem in terris e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi».
Per il presidente e tutto il movimento Pax Christi questa scelta è ritenersi «assurda» anche perché «l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della Prima guerra mondiale» ed è cambiato anche il modello di Difesa, «con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi». ha sottolineato monsignor Ricchiuti. «Pensare a Giovanni XXIII come patrono dell’Esercito – sottolinea – lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, "con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione". È "roba da matti", per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli presidente di Pax Christi fino al 1993».
Monsignor Ricchiuti è certo che «questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà, a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il ‘sensus fidei’ di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace».
Le critiche si sono moltiplicate. «Una cosa semplicemente assurda», ha scritto su Facebook Pierluigi Castagnetti, esponente del Pd (ma già tra i leader della Democrazia Cristiana prima e del Partito Popolare poi). «Che bisogno ci sia di designare un patrono dell’esercito italiano non si capisce proprio. Ma se proprio fosse necessario mi chiedo perché questa scelta. E’ il Papa della Pacem in Terris. Si vuole associare all’esercito un patrono che sia segno di contraddizione con la sua funzione istituzionale o si vuole “contenere” lo spessore profetico di un Papa la cui memoria nella coscienza di tutti è vissuta come il simbolo della bontà e della pace? Ma Papa Francesco ne è informato?».



