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Il 3 gennaio del 2021, in pieno lockdown, il corpo di un ragazzo di 28 anni viene trovato all’interno di una fabbrica in provincia di Varese. Impiccato con la sua cintura secondo il tribunale di Busto Arsizio, Simone Mattarelli si è tolto la vita a causa dell’assunzione di cocaina, dopo tre ore di inseguimento con sei gazzelle dei carabinieri tra le province di Milano, Como, Varese e Monza. Entrambe le inchieste giudiziarie aperte nel corso di questi anni si sono concluse con l’archiviazione, ma per i familiari del ragazzo le cose non sono andate così.
«Io penso che qualcuno lo abbia ucciso», dice Luca Mattarelli, padre della vittima.
Grazie ad audio e documenti inediti, interviste con i protagonisti della storia ed esperti tra cui Ilaria Cucchi, Fabio Anselmo, i rappresentanti di Amnesty International e dell'Associazione Antigone, il giornalista Stefano Vergine ricostruisce le ultime ore vissute da Mattarelli, le indagini giudiziarie che ne sono seguite e i tanti punti oscuri che emergono in questa storia. Un’inchiesta giornalistica per capire se si tratta di un caso simile a quello di Stefano Cucchi o di Federico Aldrovandi, oppure di un giovane che si è tolto la vita.
Diviso in sei puntate, il podcast contiene anche alcune notizie inedite-
I filmati dell’inseguimento, ripresi dalla bodycam di uno dei carabinieri, mostrano che due colpi di pistola non sono stati sparati verso terra, come invece riportato nei verbali. Inoltre, uno dei dipendenti della fabbrica dentro la quale è stato ritrovato il corpo di Mattarelli, intervistato per il podcast ha affermato che la mattina del 3 gennaio non era al lavoro, come invece riportato nelle carte giudiziarie. Dubbi anche sulle cause del suicidio.
Veniero Gambaro, professore di chimica tossicologica all’Università di Milano, intervistato come esperto estraneo al caso. esclude infatti che con la quantità di cocaina trovata nel suo corpo Mattarelli potesse essere nella fase di down, considerata dal Tribunale di Busto Arsizio la causa del suicidio. «Non era sicuramente in una fase di down», dichiara Gambaro nel podcast. Secondo la madre di Mattarelli, Maria Formisano, «qualcosa è sfuggito quella sera».
Per Matteo Mattarelli, fratello della vittima, «ci sono molti indizi che indicano come quello di Simone non sia stato un suicidio ma un omicidio: per questo chiediamo che le indagini giudiziarie vengano riaperte, e ci appelliamo a chi sa qualcosa di più su come sono andate le cose affinché la verità venga finalmente a galla».
Il podcast approfondisce anche il tema dell’uso delle bodycam da parte delle forze di polizia, tra le misure contenute nel Decreto Sicurezza convertito in legge lo scorso 9 giugno. «Le bodycam sono già a disposizione degli agenti, ma non è stabilito alcun criterio di utilizzo. Come dimostra il caso di Mattarelli, in questo modo possono essere non solo inutili, ma addirittura dannose. Insomma, è fantastico sapere di queste telecamere accese, che poi si spengono proprio quando invece sarebbe interessante guardarne le immagini», dice la senatrice Ilaria Cucchi intervistata per il podcast.
«Mi sono passionato a questa storia come non mi succedeva da tanto», dice Stefano Vergine, il giornalista autore del podcast e specializzato in inchieste per le quali ricevuto diversi premi giornalistici tra cui, nel 2017, il Pulitzer Prize per l’inchiesta Panama Papers, «perché dentro c’è la vita di un ragazzo, la sofferenza di una famiglia, la provincia in cui sono cresciuto, la fiducia di noi cittadini verso le istituzioni».
La famiglia Mattarelli ha già tentato di far riaprire le indagini sottolinenando alcune incongruenze con la tesi del suicidio: il modo usato da Mattarelli per impiccarsi, la cintura priva di tracce ematiche, la presenza di un dna sconosciuto sotto le sue unghie. Finora, però, tutti i tentativi sono andati a vuoto.
Dove ascoltarlo
Simone è disponibile gratuitamente su Spotify e sulle altre principali piattaforme a partire da giovedì 9 ottobre.



