Ormai affermare che "con la cultura non si mangia" - come fece, qualche anno fa, con una frase diventata celebre, un ministro del Tesoro - è diventato palesemente falso. Gli studi scientifici, condotti su eventi e manifestazioni culturali di diverso genere e in diversi luoghi del nostro territorio, hanno dimostrato con la forza dei numeri che l'investimento culturale non produce soltanto un ritorno in termini, appunto, culturali, ma anche economici. In altri termini, puntare sulla cultura, organizzando festival, mostre, seminari, genera effetti benefici sul territorio perché stimola la partecipazione, eleva la formazione dei cittadini, crea occasioni di incontro e di scambio, promuove la conoscenza del patrimonio artistico, certo, ma anche perché determina un ritorno puramente economico. 

A confermarlo è un'ulteriore ricerca commissionata dal festival Pordenonelegge all'Università Bocconi. In sintesi, per ogni euro investito, ne sono tornati sul territorio 7,27. L'investimento si è moltiplicato per sette (e più). 

Lo studio di Guido Guerzoni dell’Università Bocconi di Milano ha stimato l’impatto economico del festival in un importo complessivo di 6.316.370 euro per  l'edizione del 2014, con un moltiplicatore complessivo di 7,27. «Oltre 418.432 euro sono entrati nelle casse della Regione fra Iva, accise ritenute e altre voci di natura fiscale», ha spiegato l'economista. «Da parte della sola organizzazione per una quota di 114.432 euro e da parte dei visitatori per un importo di 304.000 euro. Per gli enti pubblici regionali, dunque, è rientrata  una quota largamente superiore rispetto a quanto avevano direttamente investito su Pordenonelegge in termini di contributo. Inoltre, Pordenonelegge è fra gli eventi culturali che meglio operano per il proprio fundraising in Italia, e meglio riescono ad attrarre investimenti privati».

Anche se l'aria sembra un po' migliorata con il Governo Renzi e il ministro Franceschini, questo studio dovrebbe diventare una lettura obbligatoria per amministratori e politici.