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BRIGITTE: LA CADUTA
L’appuntamento è alla Stazione Termini di Roma. È lì che Brigitte è approdata come un relitto sopravvissuto a un naufragio, lì è rinata, lì è tornata quando stava per perdersi ancora…
Brigitte è una donna fuori dal comune. A Matadi, la città del Congo in cui viveva, era proprietaria di due cliniche. Aveva una buona posizione sociale, era madre di quattro figli. Un giorno accolse in una delle sue strutture un gruppo di uomini feriti dalla polizia durante una manifestazione contro il regime. Poche ore dopo si presentò un colonnello chiedendole di eliminarli. Lei si rifiutò ed ebbe inizio il suo calvario: di notte i soldati irrompono nella sua abitazione, freddano il fratello, la sequestrano e la rinchiudono in una prigione disumana.
Certa di morire, viene salvata da un uomo la cui moglie era stata curata nelle sue cliniche. Dopo una fuga che ha del miracoloso, arriva in Italia. Ma viene abbandonata alla Stazione Termini di Roma. Scampata a un tiranno, rischia di morire di fame, freddo e malattia, finché la vede un prete, che le scrive su un foglietto un indirizzo: via Astalli. Dove sorge l’omonimo Centro dei Gesuiti, rifugio per migliaia di profughi allo sbando.


IL CENTRO ASTALLI E L'INCONTRO CON MELANIA MAZZUCCO
Per Brigitte è l’inizio di una risurrezione, segnata da pesanti ricadute, stentati progressi e passi indietro, risalite, perché anche trovare un letto dove passare la notte a volte è un’impresa ardua. Persino in una città come Roma.
L’incredibile ma verissima storia di Brigitte è stata raccontata in un libro toccante e drammatico scritto da Melania Mazzucco, Io sono con te (Einaudi), da un versetto del profeta Isaia. «Brigitte è una donna che ha conservato le sue zone d’ombra, che io ho voluto rispettare», dice la scrittrice. «La narrazione appiattita sui rifugiati li spoglia della loro individualità. Con Brigitte, ho cercato di restituirgliela. Sono vite intere che vanno in frantumi e non si ricompongono mai del tutto. Per questo ho scelto una donna complessa, ambiziosa, dilaniata da una disperazione insanabile. Una donna forte, sorretta nei momenti più bui dalla fede. Una persona forte che si spezza, però, soffre ancora di più. La prima cosa che Brigitte è stata chiamata a fare è stato riconoscere che è anche la donna di oggi, quella che vive a Roma. Buona parte dei rifugiati, soprattutto le donne come Brigitte, sono istruite, nel loro Paese avevano un buon lavoro. Fuggono dalle guerre, da Stati che si decompongono, da dittature sanguinarie».
Io sono con te è il resoconto dell’incontro fra due donne. Ma perché, fra tanti rifugiati, proprio Brigitte? «La narrazione sui profughi si concentra sul salvataggio di qualcuno che solitamente è giovane e maschio. Io volevo capire che cosa significa per una donna che proviene dall’Africa precipitare nel nostro mondo. Ho cominciato a incontrare persone che gravitavano attorno al Centro Astalli e mi sono resa conto che cercavo una storia non ancora risolta. Mi interessava raccontare una doppia odissea: non solo quella della fuga dal Paese d’origine, ma anche quella che comincia da lì in avanti. Dopo mesi di calvario burocratico, me lo ha confessato anche Brigitte, alcuni profughi arrivano a pensare che sarebbe stato meglio morire nella loro terra. Una scontta terribile. Mi sono pressa di far capire cosa signi ca essere scampati da un pericolo mortale, cominciare una nuova vita e arenarsi nella disoccupazione, nei cavilli burocratici, nella solitudine… Quando ho conosciuto Brigitte, ho capito che dare voce alla sua vicenda signicava fare un tragitto insieme».
LA RINASCITA
Dopo infinite difficoltà, Brigitte è riuscita a trovare un lavoro, benché precario, e a chiamare con sé i due figli maschi, che ormai non ricordavano nemmeno più il suo volto. Le figlie sono ancora in Congo e non passa giorno senza che Brigitte si strugga per loro. Figlie che, dopo aver pensato di aver perso la madre nella notte in cui è stata arrestata, sono certe di essere state abbandonate un’altra volta…
Il libro di Melania Mazzucco è anche un omaggio al Centro Astalli, non in astratto, ma alle donne e agli uomini che con passione e competenza dedicano la vita all’accoglienza. «In Vita (Premio Strega 2003, ndr) avevo raccontato l’esperienza degli italiani che un tempo emigravano, mi restava da raccontare l’esperienza dei migranti che oggi approdano nel nostro Paese. Dietro ogni profugo che si salva c’è una decina di italiani che si è spesa per loro: Francesca, padre Camillo, i medici, le suore. Il Centro Astalli testimonia il volto ospitale dell’Italia, accanto al quale convive l’incapacità dello Stato di organizzare un percorso successivo alla prima accoglienza. Li salviamo, ma poi non diamo loro prospettiva, non li integriamo».
Nonostante pagine quasi insostenibili, Io sono con te lascia un profumo di speranza. Grazie all’esempio di quella donna straordinaria che è Brigitte, caparbia nel rialzarsi dopo ogni crollo: «Seguire una persona nel suo cammino vuol dire volgere lo sguardo al futuro. Brigitte sa che senza Francesca, “papà Camillo” e tanti altri si sarebbe persa. Con loro ha maturato il desiderio di ricominciare, nonostante tutto. Piano piano il futuro prende forma. L’hanno raggiunta i ragazzi, ora aspetta le figlie e un lavoro stabile». Dopo aver letto il libro della Mazzucco è impossibile non scorgere in un qualsiasi migrante che si ha la sorte di incontrare il destino oscuro e luminoso di Brigitte.



