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Quest’anno in tutto il mondo si celebra il 550° anniversario della nascita di un genio della scienza, Nicolò Copernico nato a Torun il 19 febbraio 1473. Si dice di lui che fermò il sole e mosse la terra. La sua teoria eliocentrica cambiò radicalmente la nostra percezione dell’Universo. Non tutti sanno che questo scienziato polacco si formava nelle Università italiane e soggiornò anche a Roma. E proprio a Roma all'Osservatorio Astronomico sul colle di Monte Mario, si trova il Museo Copernicano. Nell'organizzazione delle iniziative scientifiche legate alla celebrazione dell'Anno Copernicano a Roma è impegnato un professore polacco, Jerzy Miziołek, già direttore del Museo Nazionale di Varsavia, insigne esperto del Rinascimento italiano, che negli ultimi anni si è dedicato anche allo studio dell'attività e della figura del più celebre astronomo polacco.
Professore Miziolek, che cosa legava Copernico all'Italia?
«Copernico, come diverse migliaia di polacchi del Rinascimento, studiò in Italia. I suoi studi durarono complessivamente sette anni ed erano variegati: studiò prima a Bologna, poi a Padova e infine a Ferrara, dove nel maggio 1503 conseguì il dottorato in diritto canonico. Tre le materie dei suoi studi c’era anche la medicina e, naturalmente, l'astronomia di cui si occupò già durante la sua formazione all'Accademia di Cracovia negli anni 1491-1495. Sappiamo che nel 1497, insieme a uno dei suoi maestri, Dominik Maria Novara, condusse osservazioni del cielo. Inoltre, il nostro grande astronomo era interessato, come molte persone del suo tempo, alla pittura. La prova di ciò è un autoritratto, il cui originale non si conservò ai nostri giorni, ma lo conosciamo da una buona copia della seconda metà del XVI secolo che decora il famoso orologio della cattedrale di Strasburgo. Allora, Copernico fu un vero uomo del Rinascimento, estremamente dotato, con ampi interessi, che riguardavano anche la teologia e l'economia. Possiamo constatare che l'astronomo polacco, che ha avuto un così grande impatto sulla storia del pensiero umano e sulla visione del cosmo, è una delle emanazioni dell'umanesimo italiano».
Non tutti sanno che anche Copernico fu a Roma. Cosa sappiamo del suo soggiorno nella Città Eterna?
«Ne parla nel quarto libro del De revolutionibus in cui scrive dell'osservazione di un'eclissi lunare nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1500. A questo fatto accenna nelle lezioni pubbliche di astronomia l’unico allievo di Copernico, Giorgio Retico. Il soggiorno a Roma in occasione dell'Anno Santo potrebbe essere durato quasi un anno, probabilmente dall'ultima decade di marzo all'inizio di febbraio 1501. Il soggiorno è confermato anche dalle note dell'autore in un libro che descrive i monumenti di Roma; grazie ad esso sappiamo che il geniale astronomo fu, tra gli altri, sulla Via Appia. Probabilmente uno degli scopi della sua permanenza a Roma era - insieme alla celebrazione dell'Anno Santo - l'esercizio della professione forense nella Curia romana. È estremamente interessante che nel XIX secolo siano stati creati dipinti e incisioni molto interessanti raffiguranti Copernico a Roma. Nel dipinto di Wojciech Gerson del 1873, conservato nel Museo Copernicano, vediamo l’astronomo quale docente all'Accademia Romana, mentre in incisioni francesi di poco precedenti, è raffigurato da solo, proprio accanto al Colosseo, mentre fissa il globo della Luna poco prima dell'eclisse».
Come sono finiti al Museo Astronomico di Roma i cimeli di Copernico?
«Per capirlo bisogna ricordare un nobile polacco Artur Wolyński, il quale partecipò alla Rivolta di Gennaio contro l’occupazione russa. Quando la rivolta fu soppressa raggiunse l'Italia attraverso la Francia e, fino alla sua morte prematura, si batté con insistenza per ricordare la situazione della Polonia e la figura di Copernico. A Roma scrisse la tesi del dottorato, e poi a Firenze raccolse con grande impegno tutto ciò che riguardava il grande astronomo. Le sue attività furono riconosciute da diversi professori dell'Università La Sapienza di Roma e, in occasione del 400° anniversario della nascita dell'astronomo, a Wolynski fu chiesto di creare un'istituzione nota come "Museo Copernicano". Così ha scritto lo stesso ideatore del Museo: “Il governo italiano fornì bei locali e manutenzione, e la Polonia fornì collezioni museali... Il mio obiettivo è dimostrare al mondo civilizzato la vitalità della nostra nazione e la sua partecipazione attiva nelle questioni che riguardano la civiltà e il progresso”. Wolynski denuncia anche il tentativo dei tedeschi di presentare il grande astronomo come uno di loro: “Il risultato per la Polonia è di importanza senza precedenti, perché nonostante gli sforzi tedeschi, le quattro università italiane dove soggiornò Copernico riconobbero la sua nazionalità polacca”. Nel luglio 1887 la collezione del Museo comprendeva: 25 sculture in bronzo, marmo, terracotta e gesso; 104 strumenti scientifici, 64 dipinti, 117 medaglie d'oro e di bronzo, 108 monete d'argento; 129 manoscritti, 962 autografi di astronomi italiani e stranieri, 1030 opere in 1180 volumi. Bisogna ricordare anche che le eccellenti collezioni copernicane relative alla scienza polacca, raccolte anche da Wolyński, si trovano nella Biblioteca Casanatense a Roma».
Cosa c’è attualmente nel Museo Astronomico e Copernicano di Roma?
«Una collezione meravigliosa ma poco conosciuta sia in Italia che in Polonia. Quando furono trasportati da Firenze a Roma nel marzo 1879, riempirono 27 grandi casse e occuparono quasi tutto un vagone; pesava 3,5 tonnellate. Nel tempo si sono moltiplicati grazie ai doni di numerosi artisti polacchi, come Wojciech Gerson, Aleksander Lesser e Henryk Siemiradzki. Tra gli oggetti raccolti ci sono busti in marmo di Copernico, ad es. di Teodor Rygier e Wiktor Brodzki, dipinti raffiguranti Copernico conferenziere a Roma e la sua morte; numerose, talvolta rarissime, incisioni a tema copernicano, medaglie, monete, libri (tra questi quasi tutte le edizioni del De Revolutionibus, a partire dal primo del 1543), opere di scienziati come Giovanni Keplero e Galileo, che non solo furono seguaci della teoria eliocentrica, ma la svilupparono. Il museo possiede anche numerosi e preziosissimi documenti».
Recentemente lei è spesso venuto a Roma in occasione delle prossime celebrazioni legate all'Anno Copernicano. Quali sono le iniziative in programma?
«Una mostra prevista per ottobre e novembre di quest'anno nel grande edificio della Curia Iulia (un tempo sede del Senato della Repubblica romana e poi dell'Impero Romano) nel Foro Romano. La mostra dovrebbe aprirsi con una bella scultura in marmo di Oskar Sosnowski del 1873, raffigurante Copernico in piedi, e chiudersi con un dipinto di Silvio Loffredo del 1973 raffigurante il "Sistema Solare di Copernico". Al suo centro, tra le altre opere, ci sarà una vetrata alta quasi 4 metri disegnata da Stanisław Wyspianski, raffigurante lo stesso soggetto del dipinto del pittore italiano. L'idea è quella di raccontare la storia in tre tappe: l'astronomia antica, da cui Copernico attinse molto; gli studi dell’astronomo in Italia; il processo di “assimilazione” delle sue teorie e la leggenda circa la sua storica scoperta. La mostra sarà accompagnata da seminari scientifici. L'obiettivo principale del progetto è celebrare l'anniversario della nascita dell'astronomo polacco e promuovere la scienza e la cultura polacche».



