Qualcuno la definisce una terza carriera, una nuova vita, lui parla invece di un ritorno di fiamma, di qualcosa che è sempre stato dentro di sé ma che ora ha recuperato in pieno. Eduardo De Crescenzo riscopre un sapore jazz che rimette a fuoco la sua naturale passione per il jazz: “Ho cercato di catturare le atmosfere e il gusto per l’acustico” racconta. “Mentre ho sempre avuto un’inclinazione per l’improvvisazione”. Si chiama Essenze Jazz il suo nuovo album, un disco che ha registrato dopo una lunga tournée che è passata per Umbria Jazz, il Teatro San Carlo di Napoli, Ravello e molti altri luoghi, con una band di grande valore.
- Un elemento fondamentale della sua musica sembra di nuovo la fisarmonica, giusto?
"L' avevo abbandonata perché mi sembrava non moderna, preferendo le tastiere. A Sanremo mi dedicai alla voce e così un po’ per tutti gli anni ’80. Intorno al ’90 ripresi le sonorità del Mediterraneo e sono tornato all’utilizzo della fisarmonica".
- Nel corso della sua lunga carriera, oltre a diversi successi ("Ancora", per citare la più famosa) ci sono anche dei progetti dedicati alla gente…
"Ho sempre cercato di sostenere situazioni di disagio con la mia musica. Nel 1994 insieme all’allora cappellano di Poggio Reale e poi direttore della Caritas, nell’ambito del progetto "La città invisibile", ci siamo dedicati al reinserimento degli ex detenuti del carcere. Anni dopo il progetto "Le mani" ha portato alla creazione di uno sportello di aiuti per le persone disagiate nella stazione di Napoli. In questo periodo di difficoltà purtroppo pare difficile anche portare avanti nuovi progetti, ma ci tornerò spesso".
Della musica italiana cosa pensa?
"Ci sono musicisti straordinari sotto qualsiasi etichetta, come anche molte proposte mediocri. Generalmente la musica pop si è un po’ appiattita, c’è un degrado culturale importante, l’industria discografica sta subendo colpi. Noi negli anni ’80 avemmo la possibilità di sperimentare, conoscere persone e suoni nuovi, da troppo tempo invece la musica è molto ripetitiva, piatta. Così ho deciso di tornare alle sonorità che sento più vicine, più improvvisazione, più anima e cuore".
- Manca da Sanremo da vent’anni e più, ha mai pensato di tornare?
"No, ora sono un diesel, a Sanremo hai qualche minuto a disposizione, io ho bisogno di un paio di ore di musica per riuscire a comunicare le mie emozioni".


