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Ci avete mai pensato? Enea è stato un migrante, in nulla diverso dai profughi che dai continenti colpiti dalla guerra, dalla fame, dalle persecuzioni si riversano oggi sulle nostre coste alla ricerca di un futuro migliore. La sua storia diventa allora il sibolo di questi viaggi duisperati e carichi di speranza al tempo stesso, a maggior ragione se la storia famigliare del regista è segnata dallo stessod estino...
Il mito sempre eterno di Enea rivive allora sulla scena nella riscrittura del drammaturgo canadese Olivier Kemeid, nato in Quebec da una famiglia di origini egiziane, che porta a teatro IL VIAGGIO DI ENEA per la regia di Emanuela Giordano, dal oggi al 7 maggio al Teatro Argentina.
Una moderna traversata mitologica in cui i nodi dell’epica si intrecciano con le vicende di un’epoca contemporanea ferita dalle migrazioni, dalle guerre, dalla fame e dalla ricerca del benessere intravisto da lontano. Una produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano. IL VIAGGIO DI ENEA è dunque un racconto poetico delle migrazioni, ma soprattutto è una storia familiare, quella di Olivier Kemeid.
Riscrittura moderna e fedele al classico di Virgilio, in cui l’autore proietta le vicende di suo padre e della sua famiglia, emigrata dall’Egitto al Canada con grandi difficoltà e peregrinazioni, alla ricerca di un mondo migliore attraverso personaggi e luoghi del mito di Enea. Così, Olivier Kemeid ha riconosciuto nel racconto di Virgilio la storia di suo padre, che è la storia dell’uomo, in fuga dai disastri dell’esistenza.
LA STORIA RACCONTATA DAL FIGLIO ASCANIO
Dal latino, al francese, all’Italiano odierno il mito compie il suo viaggio di ritorno offrendo nuove riflessioni. L’Enea di Virgilio supera le insidie del viaggio grazie alla divina materna benevolenza. L’Enea di Kemeid, che pure si rifà al racconto virgiliano, non ha santi in paradiso ed è per questo più spaventato, più stanco e meno pio.
Per una volta, l’esodo biblico che cambierà il volto dell’Europa viene raccontato da chi è costretto a partire, con un ironico capovolgimento dei ruoli in cui i neri sono al posto dei bianchi e viceversa. Non c’è enfasi, non c’è retorica né vittimismo. C’è solo la necessità di sopravvivere. Enea è un giovane uomo che vive un continuo conflitto di coscienza: pensare a sé o pensare anche agli altri? Sopravvivere in clandestinità o rischiare per ritrovare dignità e rispetto di se stesso? Il figlio di Enea, Ascanio, divenuto grande, riordina frammenti di ricordi così come gli sono stati raccontati dal padre. Ne ricostruisce il viaggio, i rapporti, gli amori, i dubbi, l’approdo che al momento è solo una speranza.



