LA PROFANAZIONE DI SUPERGA

Di imbecilli purtroppo non c'è mai carenza. Per fortuna, però, anche le persone con un minimo di intelligenza e di buon senso non mancano. Nemmeno nel mondo del calcio. 

Qualche personaggio, che non ha per nulla compreso i reali valori che stanno dietro allo sport e che sono il fondamento del nostro vivere, ha pensato bene di offendere la memoria dei caduti di Superga, imbrattando con stupidi insulti i muri vicino alla Basilica, nella notte tra martedì e mercoledì, alla vigilia del 68° anniversario della tragedia del Grande Torino e pochi giorni prima del derby fra le due squadre della città.

Di fronte a questi episodi, spesso è calato il silenzio, non del tutto innocente, perché le "istituzioni" di ogni genere dovrebbero condannare, dissociarsi, spiegare che stanno sbaglioando tutto.

Questa volta lo ha voluto fare con un intervento personale sul proprio profilo Facebook Gigi Buffon, il portiere delle Juventus. Il suo messaggio è un concentrato di buon senso che merita di essere riportato per intero.


IL MESSAGGIO DI BUFFON SU FACEBOOOK

«Fatemi essere veramente orgoglioso di voi», ha scritto Buffon, «perché, se pensiamo e crediamo davvero che lo stile Juve rappresenti e indichi dei valori meritevoli ed assoluti che ci caratterizzano, non è concepibile profanare e violare la sensibilità di chi ha sofferto e soffre ancora: non insudiciamo affetti, sentimenti e ricordi».

«I morti sono morti», continua il portiere, «Vanno lasciati in pace e vanno rispettati, fossero anche i nemici ed i rivali più acerrimi che uno possa avere. Perché i morti hanno mogli, figli e nipoti e dar loro una seconda atroce sofferenza, oltre quella che hanno già patito, è disumano. Siano perdonati coloro che si macchiano di atti inqualificabili. Mi provoca ribrezzo e rabbia sentire torturare ancora oggi i nostri 39 angeli dell’Heysel. Non macchiamoci delle stesse colpe. Siamo uomini, non accontentiamoci di essere mediocri e vili solo per rifarci di uno sgarbo subito».

Parola da sottoscrivere, una per una, con quella nota sui "nemici" che riporta lo sport alla sua dimensione e ricorda che certi valori valgono sempre, comunque e nei confronti di tutti. E che conta metterli in pratica, non sbandierlarli.

Abbiamo bisogno di esempi e di parole come questi. Di gesti come quello di Leonardo Bonucci, pilastro della Juventus, che porta il figlio con la maglia del Toro a vedere la sua squadra del cuore, perché è normale e giusto che sia così...

Anche Matteo Renzi ha applaudito Buffon: «Da tifoso viola, voglio condividere le parole di un grande giocatore e di un uomo vero. Lo ha fatto col cuore, chapeau».