Ramin Bahrami è un pianista iraniano dalle molte passioni: la famiglia, Bach, ovviamente il suo pianoforte, l’Italia e ora Roma. Con i solisti dell’Accademia di Santa Cecilia ha realizzato mesi fa per la Decca un disco con una stupenda versione dell’Offerta Musicale. Con il Coro dell’Accademia  sarà protagonista di un altro evento: un concerto di musica sacra che diventerà poi un cd. L’11 di maggio, in una serata straordinaria per il Giubileo della Misericordia, Bahrami, il soprano Mascia Carrera ed il Coro eseguiranno e intoneranno intense pagine di Bach (che non poteva mancare!), Haydn, Brahms, Bruckner e Duruflè. Il concerto rappresenterà anche una meritata ribalta per il complesso corale che in questi anni è stato protagonista, insieme con l’orchestra, di una crescita artistica e professionale che, sotto la bacchetta del direttore musicale Antonio Pappano, ha portato Santa Cecilia a vertici artistici assoluti. Ciro Visco, direttore del coro, ci ha raccontato cosa significa per lui e per Santa Cecilia questo appuntamento: «Quello che stiamo realizzando è un sogno di Ramin. Abbiamo infatti scelto il programma sulla base delle sue proposte: ed è un percorso da Bach all’In Paradisum di Duruflé, un pezzo che lui ama particolarmente e che sarà anche il titolo del concerto. Ed in fondo in questo percorso noi eseguiamo pagine dei capitoli più importanti della storia della musica: il Barocco, il Classicismo,  il Romanticismo fino alla musica moderna». Quale è l’atteggiamento che anima i protagonisti di questa serata a Santa Cecilia? «Il tutto nasce da un grande desiderio di fare musica. Ed è questo lo spirito che anima i complessi di Santa Cecilia in ogni occasione: sia un concerto, o un’opera in forma di concerto, o la proposta di una novità o una registrazione discografica». Il programma è inusuale per voi? «Per un coro sinfonico come il nostro eseguire Bach è sempre un’esperienza nuova ed entusiasmante. Però come coro abbiamo una mentalità aperta a tutti i repertori e i generi. Santa Cecilia esegue i grandi classici, ma anche Duke Ellington, l’opera lirica, la musica barocca, i contemporanei come Francesconi in questa stagione. In questo caso è l’ispirazione sacra il filo rosso che lega le pagine della nostra serata». Chi sono i componenti del Coro? «Tutti i nostri elementi sono dei veri solisti, che però fanno confluire le loro passioni nella volontà di essere coro e di cantare insieme. Ciascuno ha un mondo musicale alle spalle: chi la lirica, e chi addirittura la canzone popolare romana». Il suo è un lavoro molto particolare, ha a che fare con la voce umana… «Io mi sento un artigiano della musica».  E con Ramin Bahrami come si è trovato?  «Mi sono trovato benissimo. Direi che alla fine io mi sono sentito iraniano quanto lui e lui si è sentito napoletano quanto me. Ma è una caratteristica che i componenti dell’Accademia di Santa Cecilia condividono:  il lavorare col desiderio di essere famiglia».