L’istamina è una sostanza derivata dalla decarbossilazione dell’amminoacido istidina. Tecnicamente si tratta di un’ammina prodotta e contenuta prevalentemente nei mastociti, cellule del sistema reticoloistiocitario. La sua concentrazione massima è nella pelle, nell’intestino e nei polmoni, cioè nelle aree maggiormente esposte al contatto con l’esterno. Si trova all’interno delle cellule ma in seguito a traumi e stimoli fisici viene liberata con conseguenze sulla circolazione sanguigna: in particolare, negli esseri umani causa dilatazione a livello arteriolare e dei capillari, con conseguente abbassamento della pressione arteriosa, e sulla muscolatura liscia. Ad essa sono anche associate sensazioni come prurito e dolore anche se questi effetti sono ancora sotto esame da parte degli esperti, così come il suo legame con gli stati allergici. Il docente di Istologia all’Università La Sapienza di Roma, dottor Antonio Filippini, coordina una gruppo di ricerca che in collaborazione con il Dipartimento di farmacologia dell’Università di Oxford, che ha inviduato la molecola cui viene attribuito un ruolo determinante nel processo infiammatorio messo in atto dall’istamina. Secondo i ricercatori è possibile inibire la molecola (NAADP) che provoca il rilascio di calcio dai depositi intracellulare con la conseguenza di interrompere gli effetti principali dell’istamina. Nella sostanza, dunque, partendo da questa scoperta si potrebbero effettuare studi più approfonditi sulle terapie in grado di bloccare selettivamente solo ed esclusivamente le risposte biologiche indotte dall’istamina che hanno una relazione diretta con il calcio e la molecola NAADP.
Inibire l'istamina contro le infiammazioni
Si aprono nuovi scenari sulla possibilità di mettere a punto terapie che blocchino selettivamente solo le risposte biologiche indotte dalla moleca
31 marzo 2011 • 07:00




