Alzi la mano chi non ha mai canticchiato: «Mi sono innamorato di Marina, una ragazza mora ma carina, Marina, Marina, Marina… Ti voglio al più presto sposar». Alzi la mano chi sa chi la cantava… Rocco Granata! Se in Italia è quasi sconosciuto, in Belgio è una star. All’anteprima del film tratto dalla sua autobiografia, trasmesso a reti unificate in un cinema a dieci sale nella città di Genk, sono accorsi perfino i principi Lorenzo e Claire e vari ministri. Il film, Marina appunto, è diretto da Stijn Coninx ed è una coproduzione Italia-Belgio (Orisa, Eyeworks e Les Films du Fleuve dei fratelli Dardenne). Sarà presentato al Festival di Roma come evento speciale e uscirà il 9 gennaio. È la storia di un ragazzino che lotta con un padre conservatore per realizzare il suo sogno, la musica.
Nel 1948, a Figline Vegliaturo, provincia di Cosenza immersa nella miseria del Meridione, si sognavano “l’America e il Canadà” (quando ancora lo si chiamava con l’accento sulla a). Per Salvatore Granata (Luigi Lo Cascio), vuol dire partire per le miniere della Vallonia. Erano gli anni dell’accordo italo-belga che prevedeva il trasferimento in Belgio di 50.000 operai sotto i 35 anni in buono stato di salute, in cambio di 200 kg di carbone al giorno garantito all’Italia.
Dopo un anno che è via, per Salvatore la nostalgia della propria famiglia è così grande da spingerlo a chiedere alla moglie (Donatella Finocchiaro) e ai due figli di raggiungerlo in Belgio. Rocco, 10 anni, è quello più entusiasta e non vede l’ora di arrivare a Waterschei, la piccola città mineraria che sarà la sua nuova casa. Ma, appena arriva, la delusione è grandissima. Salvatore, come tutti gli altri immigrati, vive in una miserabile baracca, la gente del posto è distante e diffidente, il clima è freddo e si parla una lingua che il bambino non capisce. Non c’è niente che ricordi il calore della sua Italia. È povero come prima e in più si sente anche un emarginato, un diverso. A scuola le cose vanno ancora peggio e Rocco è demoralizzato.
Il ragazzino scopre che c’è una cosa che riesce a farlo stare meglio quando è triste: suonare la fisarmonica come aveva imparato a fare al paese. La musica gli fa acquistare più fiducia in se stesso, gli ricorda la sua identità. Ispirato dalla ragazza fiamminga di cui è innamorato, la figlia del droghiere del paese con cui ha da sempre un flirt impossibile, scopre la rivoluzione musicale di quegli anni: il jazz, la musica italo americana, Dean Martin. Forma anche una band “Il Quintetto Internazionale”. Ma quando il padre lo scopre, è scontro frontale. L’uomo per lui aveva altri progetti: un lavoro concreto e quella sicurezza economica che purtroppo, anche dopo tanti anni di fatica, lui non è riuscito a raggiungere. Vuole vederlo titolare di un’officina ed è per questo che si spezza la schiena e risparmia ogni centesimo che può. Il figlio non può deluderlo, deve realizzare quello che lui non è riuscito a fare.
Il rapporto tra Rocco e suo padre diventa così sempre più aspro. Dopo l’ennesimo litigio, il ragazzo inizia un lavoro come apprendista meccanico, ma di notte, all’insaputa del padre, continua a suonare con gli amici. Un giorno, per fare colpo sulla ragazza che ama, compone una canzone alla quale dà il titolo di “Marina”, come il nome di una nota marca di sigarette che, per caso, nota su un poster pubblicitario. La canzone piace moltissimo ad un produttore discografico che accetta di registrare un singolo, ma con un’altra canzone di suo gradimento. Purtroppo la situazione precipita: il disco non ha il minimo successo e la ragazza che ama, la sua musa ispiratrice, è vittima di violenza ed è proprio lui ad essere accusato del gesto. Quando è finalmente scagionato, la ragazza viene costretta dalla famiglia a partire per gli Stati Uniti. Nel frattempo, crolla una galleria nella miniera in cui lavora il padre; l’uomo miracolosamente si salva, ma si ritrova all’improvviso senza lavoro e con un handicap incurabile.
Quando sembra che il ritorno in Italia sia ormai inevitabile, Rocco – siamo nel 1959 – decide di fare un ultimo, disperato tentativo: far uscire la sua “Marina”, come lui l’aveva immaginata. Questa volta la canzone è inaspettatamente un grande successo e diventa subito una hit non solo in Belgio, ma anche in tutta Europa e perfino negli Stati Uniti. Mentre Salvatore diventa finalmente orgoglioso del figlio, Rocco raggiunge la vetta dei 45 giri più venduti e una società discografica americana lo porta in tour in America, fino al mitico Carnegie Hall, dove ci sarà la sorpresa finale.
Stijn Coninx sottolinea come il successo di Rocco Granata sia «la storia universale di un immigrato», che si interseca con i temi dell’integrazione, dei conflitti familiari, dell’amore e delle passioni. «Un film come “Marina” – commenta il regista belga – ci ricorda che solo pochi decenni fa in Belgio erano proprio gli italiani ad essere considerati “extracomunitari”, soggetti ad ogni tipo di discriminazioni ed angherie e tollerati solo in quanto forza lavoro a bassissimo costo. Ma con la forza d’animo la comunità italiana è riuscita – anche attraverso la forza della sua cultura – a ritagliarsi uno spazio importante e a cambiare per sempre la storia del nostro paese. Questo aspetto dovremmo sempre tenere a mente, come l’incontro tra i popoli possa portare un arricchimento e non necessariamente una minaccia alla cultura dei nostri paesi moderni».


