Un uomo solo al comando del Manchester United – ManU per gli amici -, con il pastrano blu alla Corto Maltese e i modi ruvidi ma onesti da vecchio marinaio del pallone. Sir Alex Ferguson è stato al timone di una squadra di calcio quanto mai si sarebbe potuto immaginare nel pallone moderno degli allenatori usa e getta, due partite perse tanti saluti e grazie come nel più spietato dei talent show.
La storia di Sir Ferguson, il cui talento oggi nessuno oserebbe mettere in discussione, dimostra però che neppure la sua innegabile abilità s’è espressa nello spazio di un mattino. Ha anche perso all’inizio della sua storia infinita con i diavoli rossi, un quarto di secolo fa. Ma gli è stato dato il tempo di costruire: il problema infatti non è dare a un allenatore una seconda o una terza possibilità, ma il tempo di modellare una squadra.
E non basta un ritiro di un giorno per convincere un gruppo di ragazzi che magari non hanno una direzione ad andare ciascuno a proprio modo dalla stessa parte. Ma molti presidenti non lo capiscono, hanno fretta di vincere, di incassare gli utili, del che calcio aveva già perso la pazienza ben prima dell'era di twitter in cui tutto è veloce.
A Ferguson è stato dato il talento e lui l'ha fatto fruttare a costo di urlare parecchio in faccia ai suoi. Non per caso c’è chi l’ha soprannominato hair dryer, asciugacapelli, per le sventagliate di parole bollenti con cui sa investire i suoi. Senza sconti. Ti chiami Bechkam? Ti chiami Cristiano Ronaldo? Ti credi divo? Fai impazzire la folla? Amen. My way or high way. O fai a modo mio o quella è la porta. Sir Ferguson è e sarà fino a fine campionato anche questo: uno tosto, capace di autoritarismi se fosse necessario.
Figlio di un sindacalista di Glasgow ha conservato un’anima sociale e la passione per la correttezza, a costo di far volare scarpini negli spogliatoi. Accade che nell’agone sia ruvido e franco anche con i tecnici avversari, ma non ha avuto bisogno di copiare dai rugbisti il terzo tempo per dare al calcio una patente di sportività: ha agito con stile, invitando ogni volta, dopo la partita, l'allenatore avversario a condividere un bicchiere di vino nel suo studio.
Un sir sì, ma anche un signore, nel calcio come non sarà più, perché 27 anni di fedeltà a una sola maglia oggi non stanno né in cielo né in terra.
In questo di certo Ferguson resterà un unicum come certifica il monumento in vita che la società gli ha eretto. Comunque vada non ce ne sarà un altro. Se Conrad avesse scritto di calcio anziché di mare e se avesse fatto in tempo a conoscerlo, un condottiero come sir Alex Ferguson non se lo sarebbe lasciato scappare.
La carta d'identità di Alex Ferguson, allenatore-manager
71 anni
27 sulla panchina del Manchester United
13 Premier League: 1993, 1994, 1996, 1997, 1999, 2000, 2001, 2003, 2007, 2008, 2009, 2011, 2013.
2 Champions League: 1999, 2008.
2 Coppe Intercontinentali: 1999, 2008.
1 Coppa delle Coppe: 1991
1 Supercoppa Europea: 1992.
5 Coppe d’Inghilterra: 1990, 1994, 1996, 1999, 2004.
4 Coppe di Lega: 1992, 2006, 2009, 2010.
10 Community Shield: 1990, 1993, 1994, 1996, 1997, 2003, 2007, 2008, 2010, 2011
La notizia del ritiro di Sir Alex Ferguson ha fatto il giro del mondo, non solo di quello del calcio, finendo per oscurare persino il tradizionale discorso della Regina. Non sono state poche le icone che gli hanno reso omaggio.
David Bechkam, l'icona del calcio inglese - «Rendo omaggio a Ferguson, che per me è stato come un padre e considero il migliore degli allenatori. Il boss per me non è stato solo il miglior allenatore per il quale io abbia giocato, ma anche una figura paterna, dopo il mio arrivo al club quando avevo solo 11 anni. Senza di lui non avrei mai ottenuto ciò che ho vinto nella mia carriera, e ha anche avuto la sensibilità di capire quanto fosse importante per me giocare per la nazionale del mio paese. Quando la pressione fuori dal campo è diventata eccessiva mi ha protetto».
Peter Cameron, premier britannico - «Una carriera eccezionale».
Usain Bolt, l'uomo più veloce del mondo - «Una grandissima icona del calcio, una leggenda».
Michel Platini, presidente Uefa - «Sir Alex ha dato un enorme contributo al calcio, non solo in Scozia e in Inghilterra ma in tutta Europa e anche oltre. Il suo impegno, la sua attenzione al dettaglio e il suo intuito per i nuovi talenti, sia con il Manchester United che con l'Aberdeen hanno dato grandi risultati in 30 anni. Il suo curriculum è quasi unico, in una professione basata sui risultati e che normalmente si concentra su soluzioni a breve termine piuttosto che sul lungo periodo. È un vero visionario. Spero che, avendoci aiutati in passato in varie iniziative per allenatori, continuerà a collaborare con l'Uefa per condividere la sua sapienza con la prossima generazione di allenatori che vogliono sicuramente emulare le sue imprese in questo sport».
La storia di Sir Ferguson, il cui talento oggi nessuno oserebbe mettere in discussione, dimostra però che neppure la sua innegabile abilità s’è espressa nello spazio di un mattino. Ha anche perso all’inizio della sua storia infinita con i diavoli rossi, un quarto di secolo fa. Ma gli è stato dato il tempo di costruire: il problema infatti non è dare a un allenatore una seconda o una terza possibilità, ma il tempo di modellare una squadra.
E non basta un ritiro di un giorno per convincere un gruppo di ragazzi che magari non hanno una direzione ad andare ciascuno a proprio modo dalla stessa parte. Ma molti presidenti non lo capiscono, hanno fretta di vincere, di incassare gli utili, del che calcio aveva già perso la pazienza ben prima dell'era di twitter in cui tutto è veloce.
A Ferguson è stato dato il talento e lui l'ha fatto fruttare a costo di urlare parecchio in faccia ai suoi. Non per caso c’è chi l’ha soprannominato hair dryer, asciugacapelli, per le sventagliate di parole bollenti con cui sa investire i suoi. Senza sconti. Ti chiami Bechkam? Ti chiami Cristiano Ronaldo? Ti credi divo? Fai impazzire la folla? Amen. My way or high way. O fai a modo mio o quella è la porta. Sir Ferguson è e sarà fino a fine campionato anche questo: uno tosto, capace di autoritarismi se fosse necessario.
Figlio di un sindacalista di Glasgow ha conservato un’anima sociale e la passione per la correttezza, a costo di far volare scarpini negli spogliatoi. Accade che nell’agone sia ruvido e franco anche con i tecnici avversari, ma non ha avuto bisogno di copiare dai rugbisti il terzo tempo per dare al calcio una patente di sportività: ha agito con stile, invitando ogni volta, dopo la partita, l'allenatore avversario a condividere un bicchiere di vino nel suo studio.
Un sir sì, ma anche un signore, nel calcio come non sarà più, perché 27 anni di fedeltà a una sola maglia oggi non stanno né in cielo né in terra.
In questo di certo Ferguson resterà un unicum come certifica il monumento in vita che la società gli ha eretto. Comunque vada non ce ne sarà un altro. Se Conrad avesse scritto di calcio anziché di mare e se avesse fatto in tempo a conoscerlo, un condottiero come sir Alex Ferguson non se lo sarebbe lasciato scappare.
La carta d'identità di Alex Ferguson, allenatore-manager
71 anni
27 sulla panchina del Manchester United
13 Premier League: 1993, 1994, 1996, 1997, 1999, 2000, 2001, 2003, 2007, 2008, 2009, 2011, 2013.
2 Champions League: 1999, 2008.
2 Coppe Intercontinentali: 1999, 2008.
1 Coppa delle Coppe: 1991
1 Supercoppa Europea: 1992.
5 Coppe d’Inghilterra: 1990, 1994, 1996, 1999, 2004.
4 Coppe di Lega: 1992, 2006, 2009, 2010.
10 Community Shield: 1990, 1993, 1994, 1996, 1997, 2003, 2007, 2008, 2010, 2011
La notizia del ritiro di Sir Alex Ferguson ha fatto il giro del mondo, non solo di quello del calcio, finendo per oscurare persino il tradizionale discorso della Regina. Non sono state poche le icone che gli hanno reso omaggio.
David Bechkam, l'icona del calcio inglese - «Rendo omaggio a Ferguson, che per me è stato come un padre e considero il migliore degli allenatori. Il boss per me non è stato solo il miglior allenatore per il quale io abbia giocato, ma anche una figura paterna, dopo il mio arrivo al club quando avevo solo 11 anni. Senza di lui non avrei mai ottenuto ciò che ho vinto nella mia carriera, e ha anche avuto la sensibilità di capire quanto fosse importante per me giocare per la nazionale del mio paese. Quando la pressione fuori dal campo è diventata eccessiva mi ha protetto».
Peter Cameron, premier britannico - «Una carriera eccezionale».
Usain Bolt, l'uomo più veloce del mondo - «Una grandissima icona del calcio, una leggenda».
Michel Platini, presidente Uefa - «Sir Alex ha dato un enorme contributo al calcio, non solo in Scozia e in Inghilterra ma in tutta Europa e anche oltre. Il suo impegno, la sua attenzione al dettaglio e il suo intuito per i nuovi talenti, sia con il Manchester United che con l'Aberdeen hanno dato grandi risultati in 30 anni. Il suo curriculum è quasi unico, in una professione basata sui risultati e che normalmente si concentra su soluzioni a breve termine piuttosto che sul lungo periodo. È un vero visionario. Spero che, avendoci aiutati in passato in varie iniziative per allenatori, continuerà a collaborare con l'Uefa per condividere la sua sapienza con la prossima generazione di allenatori che vogliono sicuramente emulare le sue imprese in questo sport».


