Tre giorni vissuti col sogno di cavalcare l’onda giusta, quella che i surfisti testardi sono capaci di attendere per intere giornate, settimane, mesi. Accade nei film, davanti alle spiagge australiane e sulle coste del Pacifico.

     Ma anche a Santa Marinella, in provincia di Roma dove, da ieri e fino a domani, si raduna il popolo del surf, pronto a replicare il successo dello scorso anno, quando alle pendici del castello di Santa Severa s’affacciarono oltre 20 mila fan. L’appuntamento è Italia Surf Expo, l’idea è quella di creare nel nostro Paese il più grande raduno degli watersports.

     Un’iniziativa nata nel 1999 capace di strabiliare anche il più scettico degli anti-surfisti e che quest’anno – prima volta in Italia – presenta la novità del bag-jump, una sorta di airbag gigante utile per voli adrenalici che “accompagneranno” gli atleti fino a 10 metri d’altezza. A Santa Marinella ci sarà spazio per surf e windsurf, grinch, indoboard e sup (stand up paddle), ultima tendenza sportiva della specie. E verrà proposto sport-sicuro anche per gli aspiranti surfisti: grazie al surf simulator, una sorta di toro meccanico, i bambini potranno cominciare a capire i movimenti utili per capire la disciplina sportiva grazie al divertimento.

     Bisogna essere bravi a restare in piedi e per farlo servono applicazione, allenamento e tenacia. Lo assicura pure uno dei grandi del surf, Sunny Garcia, campione del mondo nel 2000 e 6 volte vincitore del Vans Triple Crown, l’appuntamento che riunisce i migliori talenti della specialità, uno che ha cominciato a surfare quando aveva sette anni e che, come confessa egli stesso, non ha mai fatto altro nella vita. “Ieri era un gioco, oggi è un lavoro”, spiega. Poi aggiunge: “Ma è un lavoro che mi piace e mi diverte”. E che gli ha permesso di diventare il Paperone delle onde.
Il sogno di scivolare sull’acqua ce l’hanno un po’ tutti, e tutti da bambini cullano l’idea di piroettare fra le onde con una tavola da surf. Fantasticano giravolte ascoltando le note dei Beach Boys e mentre riguardano per l’ennesima volta Un mercoledi da leoni, o il più moderno Point Break, genere più vicino all’oggi che al passato.

     Il surf in Italia conta quasi  300mila appassionati, di questi 75 mila sono i praticanti. Piace a tutti, donne e bambini, giovani e adulti, e si trasforma molto in sport per famiglie, perché ogni surfista ha almeno due persone che lo accompagnano, questo dicono le statistiche. Che snocciolano numeri e dati, ma anche informazioni preziose e sfiziose.

     Come quella legata a un fuoriclasse italiano, appena tredicenne, che si chiama Leonardo Fioravanti. Un ragazzino originario di Cerveteri, neanche un’ora di macchina da Roma, che il 6 luglio ha conquistato il titolo di campione all’Occy Grom Comp di Duranbah Beach, in Australia, categoria under 14. Una sorta di campionato mondiale, per intenderci, conquistato al termine di una gara entusiasmante e molto combattuta: Fioravanti si è aggiudicato la vittoria con un punteggio alto, 13.17 su 20, utile per sopravanzare anche l’idolo locale Quinn Bruce.

     Il surfista laziale, uno degli atleti di punta del team Red Bull, è originario di Cerveteri (Roma), ma inevitabilmente vive e studia in giro per il mondo. Conosce quattro lingue, ha alle spalle esperienze di vita certo inimmaginabili per un ragazzo della sua età e adesso punta a vincere il King of the Groms a settembre. Leonardo è surfista unico ma non raro. Si è infatti notevolmente abbassata l’età dei surfisti e rispetto al passato c’è maggiore attenzione da parte degli under 18, che cercano le tavole adatte per i volteggi collaborando fra loro grazie ai social network.  
C’è chi le onde le cavalca in maniera veloce e alzandosi in volo, anche fino a 15 metri d’altezza. E c’è chi si fa accompagnare dall’acqua in maniera blanda pure se partecipa a una gara, che seppur strampalata resta fedele ai canoni della competizione con tanto di start e arrivo.

     Così viene a galla (mai termine più azzeccato) la Treja Cup, divertente gara che consiste nel percorrere poco meno di quattro chilometri di un corso d’acqua della Tuscia (il fiume Treja, appunto, che sfocia nel Tevere quasi al confine fra Viterbo e Roma) con imbarcazioni di fortuna. Una gara in cui vince il più veloce, ma anche chi presenta il natante più originale; un percorso docile, che parte a Legata e finisce nelle vicinanze della via Flaminia.

     Quest’anno ai nastri di partenza c’è stato anche un sindaco, il primo cittadino di Civita Castellana, Gianluca Angelelli che, per la cronaca, è arrivato ottavo al traguardo. “Partecipiamo a questa gara per rendere viva l’attenzione sul fiume e sul territorio circostante”, ha raccontato prima di prendere il via con il suo “copertone”. Sì, un copertone! Perché la caratteristica della “corsa” è quella di partecipare con qualsiasi cosa galleggi, non necessariamente con un natante vero. Perché è una gara simpatica e scanzonata, ma nello stesso tempo rappresenta un monito per tutelare l’ambiente.

     A proposito del quale va spiegato che lo scorso anno la manifestazione non andò in scena. Nel 2010, a metà giugno, una vasca di contenimento di liquami cedette e circa duemila metri cubi di materiale si riversarono nel fiume con conseguenze disastrose al punto che tutte le amministrazioni comunali coinvolte nel disastro ecologico emisero un’ordinanza di divieto di balneazione. Al fine di evitare pericolose malattie e infezioni ai bagnanti. Quest’anno, tutto è andato per il verso giusto.