Se fortuna ha voluto che non abbiate esperienza diretta di ciò che si intende con “precario” e “precariato” e non avete voglia di indugiare in complesse analisi sociologiche per capire quale fenomeno descrivano queste parole, potete leggere un romanzo piacevole e intelligente, Pronti a tutte le partenze di Marco Balzano (Sellerio).

Giuseppe ha trent’anni, è fidanzato con Irene, vive in casa dei genitori, ormai settantenni, a Salerno, dove il padre gestisce un autolavaggio. È laureato in Lettere e, mentre raccoglie una supplenza dopo l’altra, sta tentando anche un dottorato, dedicato al suo amato Dante. Un brutto giorno il mondo gli precipita addosso: il legame con la ragazza si rompe, quasi alla vigilia delle nozze, a causa del tradimento di lei, e la tanto attesa conferma di un incarico annuale salta. Per lui, solo una supplenza di tre mesi a Milano. Che fare, se non partire?

Ve lo immaginate un salernitano a Milano? Nebbia e non più sole, tram che sferragliano al posto della risacca del mare, palazzoni grigi anziché casette aperte sul verde... Il mutamento di paesaggio, colori, umanità in fondo non fa che proiettare all’esterno ciò che accade nella testa e nel cuore di questo ragazzo, comprensibilmente spaesato e sfiduciato. Il bello di Giuseppe, però, è che non si dà mai per vinto. E siccome “l’unione fa la forza”, eccolo stringere amicizia e convivere – dopo un malinconico e, a tratti, esilarante soggiorno dalla zia milanese – con un ingegnere cinese, un marocchino che ha la moglie in patria e fa il cameriere, e un professore, precario come lui, che viene dall’Abruzzo. I ragazzi si fanno forza, c’è autentica solidarietà fra di loro. E il nostro protagonista si barcamena meglio che può, prendendo il lavoro che si rende disponibile, compreso un incarico nelle carceri e un altro all’estero, e continuando a cercare la donna della vita, con la quale costruire una famiglia.
Su entrambi i fronti, professionale e sentimentale, non mancheranno le disavventure, anche se, grazie alla sua determinazione, un lieto fine non sarà impossibile...

Balzano ha il merito di dipingere un ritratto verosimile della condizione di tanti giovani italiani – quasi il 40 per cento non ha un lavoro fisso, dicono le statistiche –, portando allo scoperto alcuni nodi strutturali del nostro Paese (ad esempio, il clientelismo all’interno dell’università), senza mai indulgere al vittimismo e alla retorica. Anzi, il racconto si dipana nei toni della commedia.

Fra le cose più belle del romanzo, oltre alla già citata amicizia multietnica fra “disgraziati”, si staglia la figura del padre di Giuseppe: uomo semplice, non istruito, ma tenace, pieno di buonsenso. Che a più riprese inviterà il figlio a farsi valere e a credere in sé stesso. Sarà il suo esempio, insieme a quello di un muratore razzista, a spingere il giovane a cercare, con coraggio, il suo posto nel mondo.