A nostro figlio di 11 anni è stata fatta la diagnosi di Adhd (disturbo di deficit di attenzione e iperattività). Abbiamo cercato di far capire agli insegnanti che il suo problema gli impedisce di stare attento mentre loro spiegano e di inserirsi con facilità nei lavori di gruppo di classe. Ultimamente il ragazzo ha cominciato a presentare un atteggiamento sempre più oppositivo e provocatorio, che rende noi genitori affaticati e spiazzati allo stesso tempo. Tutto è occasione di sfida e infiniti e sfiancanti braccio di ferro con un figlio che sembra non voler accettare regole, consigli e aiuto.

CARLOTTA


— Gentile Carlotta, un figlio con diagnosi di Adhd obbliga gli adulti a imparare a gestire problemi tipici, con cui si devono confrontare tutti i giorni e che sono quelli che racconti tu nella tua lunga lettera: molta fatica nei processi di autoregolazione, difficoltà a stare attento e concentrato per un tempo relativamente lungo su un compito specifico, sfibranti tiri alla fune che lasciano gli adulti, siano essi genitori o docenti, esausti e arrabbiati. A volte si viene sommersi da una sensazione di impotenza: si fanno mille sforzi per aiutare quel bambino o quel ragazzo e lui sembra non capire nulla, non assorbire niente, non modificare alcuno schema del proprio comportamento sregolato e impulsivo. In effetti, in questi casi occorre molta pazienza e molta energia. E questo in particolar modo quando arriva la preadolescenza che porta con sé un ulteriore “carico” di sregolazione emotiva in virtù della forte accelerazione che il cervello emotivo dei giovanissimi si trova a sperimentare e vivere. Nel vostro caso specifico, vi consiglio di non fare tutto da soli. Per cominciare, leggete i libri Impara ad organizzarti di Rebecca Branstetter e Organizzazione e concentrazione: il mio libro di esercizi. Attività per sviluppare le capacità di pianificazione, attenzione e controllo emotivo di Sharon A. Hansen (Erickson Ed.) e cercate di farvi aiutare da uno psicoterapeuta. Vi suggerirei poi di sceglierne uno di indirizzo cognitivo-comportamentale che vi permetterà di lavorare su obiettivi e compiti molto concreti e vi aiuterà a sviluppare un progetto che progressivamente permetterà a vostro figlio di acquisire maggiore autocontrollo e autoregolazione. Chiedete al terapeuta di condividere alcuni passaggi anche con i docenti di vostro figlio, affinché possa aiutarli su qual è il modo migliore per tenerlo attivo e coinvolto all’interno della giornata scolastica e allo stesso tempo a evitare di fargli vivere inutili frustrazioni che rischiano poi di farlo “esplodere” e aumentare le probabilità che lui ricorra a comportamenti oppositivo-provocatori, come racconti.