Quest’anno nostro figlio è entrato alle superiori. Sempre bravo a scuola, all’improvviso ha cominciato a prendere molte insufficienze pur applicandosi nello studio. Parlando coi docenti abbiamo cercato di capire se si trattasse di un problema di orientamento (non aveva scelto la scuola adatta a lui) o di studio (non studiava bene o abbastanza). I docenti ci hanno detto che molti altri compagni e compagne stavano affrontando i medesimi problemi.

Col loro aiuto, lo abbiamo sostenuto e per un po’ affiancato ad un tutor che gli ha permesso di mettere a fuoco un metodo di studio meno dispersivo e superficiale. Piano piano e con fatica i risultati sono arrivati e lui sarà promosso. Ora ci domandiamo se quest’estate dobbiamo tenerlo “sotto torchio” per non fargli perdere l’allenamento raggiunto o lasciarlo riposare come lui reclama a grande voce. Vorrebbe partecipare come animatore al Grest del nostro oratorio, ma questo significherebbe per molte settimane non toccare più un libro. Che cosa ci consiglia?

Cinzia
 

Cara Cinzia, racconti una storia di alleanza scuola- famiglia che vale la pena condividere con tutti i lettori. Insieme ai docenti siete riusciti in questo anno scolastico a permettere a vostro figlio di riconquistare la giusta preparazione e attitudine verso lo studio che gli consentirà, negli anni futuri, di non dover più “recuperare” una condizione di svantaggio iniziale che ha connotato la situazione di molti studenti dopo il lungo tempo di pandemia. Chi si è iscritto alle superiori, quest’anno ha fatto molta più fatica del solito a raggiungere gli obiettivi di apprendimento proposti. Negli anni passati, le molte giornate di didattica a distanza, la spersonalizzazione dell’esperienza scolastica, i tanti limiti che hanno connotato la vita dei giovanissimi hanno comportato un deficit di abilità e competenze che quest’anno hanno avuto bisogno di essere “riabilitate”. Tutto questo è ben raccontato anche ne L’onda lunga (Erickson ed.), un testo in cui più esperti descrivono gli effetti psicologici e sociali della pandemia sui giovanissimi. Credo che tuo figlio abbia ragione nel voler fare un’estate in cui non si dedica allo studio ma alla vita. Ora che ha recuperato il sapere e il saper fare che la scuola gli ha richiesto, è tempo di allenarsi anche nel “saper essere”, cosa che l’esperienza del Grest gli permetterà di fare in modo ottimale. Per lo studio, basterà svolgere i compiti che i docenti daranno da fare durante l’estate.