E come si fa a perdonare una nonna che cercava di mettermi contro il mio fratellino peruviano? Ricordo benissimo: avevo dieci anni, siamo partiti per il Perù in tre, io e miei genitori, e siamo tornati in quattro. Da quel momento ho avuto un bellissimo fratellino di quattro anni! Ma mia nonna non era d’accordo, abitava sotto di noi e cercava di darmi caramelle di nascosto: “Non darle a quello lì – diceva – non è del sangue!”.

MARIAROSA

Per fortuna che tu, cara Mariarosa, eri più generosa di tua nonna... ma adesso che non c’è più – racconti – non riesci a perdonarla. Il perdono, cara nipotina unica di questa nonna, non è atto di buona volontà, uno svegliarsi la mattina e trovare che il torto ricevuto non c’è più. Il perdono non è un atto magico: è un viaggio, un viaggio sacro che consiste nel vedere il mondo con gli occhi di chi ci ha offeso. Vuoi che proviamo, generosa nipotina e sorella di un peruviano?

Ecco: forse questa nonna non è stata aiutata a capire il valore dell’adozione, forse nessuno l’ha consultata e lei si è ritrovata nonna di un piccolo nato dall’altra parte del mondo, un piccolo strano, che non parlava la sua lingua... E allora lei, nonna, faceva le sue piccole vendette: ti riempiva di caramelle e dolcetti con l’ordine di non spartirli con il nuovo... fratellino!

Lei, nonna, era ancora dentro la logica del sangue dove un piccolo peruviano non poteva “abitare”. E dunque, “condannare” la nonna non serve a nulla, ti pare? Anche perché, lo racconti, tu davi dolcetti al fratellino dicendo: “Vengono dalla nonna”. E forse la sua rigidità ti ha aiutato ad accettare e difendere il fratellino acquisito. Vogliamo dirle che capiamo questa nonna così “straniera” alla tua generosità? E allora nonna perdonata, vero? Un sorriso per te!