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Vorrei un consiglio per mia figlia che ha 11 anni e ha già deciso che vorrà studiare lingue. Si diverte soprattutto a scovare parole che si assomigliano e a confrontare come si esprimono i tanti ragazzi stranieri con cui le piace fare amicizia. Quest’estate in campeggio faceva domande grazie all’inglese che conosce benino e si è divertita tantissimo quando uno spagnolo ha detto “encontrarse come un polpo en un garaje”. È subito venuta a spiegarci che vuol dire “sentirsi come un polpo in un garage”, cioè un po’ fuori luogo, imbarazzati. Io le ho fatto notare che noi italiani diciamo “sentirsi come un pesce fuor d’acqua”, che cita sempre un animale, come succede spesso nei modi di dire tipo “avere grilli per la testa”. Lei era sempre più incuriosita e ha provato a cercare su Internet, ma un bel libro di carta? WALTER
— Caro Walter, mi inviti a nozze, giusto per rimanere in tema di modi di dire! A tua figlia non può sfuggire un gioiellino di Ella Frances Sanders, di cui ho già scritto tempo fa a proposito di Lost in translation, sulle parole intraducibili e per questo ancora più interessanti che si trovano nelle lingue del mondo, che pure le potrebbe interessare molto. Ma, come dicono i francesi, “torno alle mie pecore”, cioè al centro del discorso, invece di divagare. Come vedi anche in questo caso sono protagonisti gli animali. In Tagliare le nuvole col naso (pubblicato in Italia da Marcos y Marcos) tua figlia troverà cavalli e caimani, pellicani e scimmie fino al simpaticissimo protagonista di “è là che balla l’orso”, per dire il posto giusto, che va di moda, dove bisogna essere.
Un detto che risale al Medioevo quando i circhi viaggianti giravano per i paesi e regalavano divertimento a chi oggi molto probabilmente correrebbe a denunciare lo sfruttamento degli animali. Ma è proprio la storia di come le varie espressioni siano nate e abbiano attraversato i secoli a conquistare le persone come me e tua figlia che amano inoltrarsi nei meccanismi della lingua. In questo caso, il tutto è arricchito dalle illustrazioni della stessa autrice, ironiche ed elegantemente grafiche, a rappresentare la bocca del nostro lupo, il felino del giapponese “mettersi un gatto in testa” (per fingersi innocente e poco insidioso quando invece hai le unghie affilate) o il mulo portoghese sfamato a Pan di Spagna che ricorda i nostri porci a cui si danno le perle o il generale inglese per cui si spreca il caviale, cioè il rischio di dare qualcosa di buono a chi non lo saprà apprezzare. Niente di più lontano dal caso di questo prezioso albo con tua figlia.



