A Gerusalemme conoscere – e dimostrare – la storia della propria casa è fondamentale e al tempo stesso affascinante, perché significa ripercorrere la storia della città e dell’intera regione. Ed è così anche per le case dei religiosi, come quella dell’Ordine dei frati minori Cappuccini, che si trova nella parte occidentale della città, quella cioè israeliana, seppure molto vicina alla parte orientale, quella palestinese. Dal 1967, dopo la guerra dei sei giorni, Gerusalemme è divisa in due, anche se non esiste una demarcazione fisica, ma per il diritto internazionale la parte est è palestinese e sotto occupazione israeliana.

«Una delle cose più importanti che ho trovato nelle mie ricerche è una copia del Palestine Bulletin del 1929, dove c’è traccia della nostra presenza a Gerusalemme», spiega Fra Alfredo Rava, rappresentante legale dei frati minori Cappuccini, che non solo conserva i documenti storici della loro proprietà in Terra Santa, ma spulciando tra archivi e notizie online, ne ha rinvenuti di nuovi. E consultarli, un po’ come per tutte le proprietà di quello specchio di mondo, è davvero come sfogliare un libro di storia.

Dopo la Prima guerra mondiale, i territori dell’ex impero ottomano furono spartiti tra le grandi potenze e nel 1931 la Palestina diventò un mandato britannico.

È proprio in quegli anni che dei frati libanesi arrivano a Gerusalemme, con l’obiettivo di fondare un convento. Comprano così dei lotti di terreno e iniziano a dar vita a due edifici.

«La costruzione della casa finì nel 1934-35 – continua Fra Alfredo – ma appena terminata o forse nemmeno, venne sequestrata dagli inglesi», che la trasformarono in un carcere.

Passano gli anni e nel 1948 nasce lo Stato di Israele, in seguito al piano di spartizione della Palestina, approvato con la risoluzione 181 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Spartizione che verrà rifiutata dagli abitanti preesistenti, che né allora né oggi hanno un proprio Stato, quello palestinese.

I frati libanesi, guidati da Fra Giacomo da Ghazir, non poterono mai risiedere nella proprietà confiscata: erano stati però previdenti e avevano lasciato un custode, libanese come loro, per mantenere il diritto sugli edifici.

“Quello che abbiamo è il contratto di locazione della casa allo Stato di Israele”, spiega ancora Fra Alfredo.

Dopo essere stata un carcere inglese, infatti, la casa diventa un ospedale psichiatrico, concesso in affitto dai Cappuccini al neonato governo israeliano. Avere quel contratto ha significato nel tempo mantenerne il possesso, anche se non sono mancate altre difficoltà.

Negli anni ’90 un frate bergamasco, Fra Pasquale Rota, viene inviato a Gerusalemme proprio per recuperare la casa e, con molta pazienza e carisma tutto francescano, riesce nel suo intento.

Da allora i Cappuccini non hanno più abbandonato il convento che, dopo lunghi lavori di ristrutturazione, è diventato operativo negli anni 2000, realizzando così il proposito per cui era stato creato, uno degli aspetti di maggior fascino della casa. I Cappuccini, infatti, non fanno parte dei circuiti dei pellegrinaggi, né accolgono turisti. La loro casa, cioè il Centro di spiritualità e formazione biblica “Io sono la luce del mondo”, nasce per offrire un periodo sabbatico ai religiosi di tutto il mondo e soprattutto per permettere loro di seguire corsi di alta formazione, lì dove le Sacre Scritture sono nate e si materializzano ancora oggi.

«A Gerusalemme la Bibbia si impara camminando», dice sempre fra Enrico Maiorano, l’attuale guardiano della casa dei Cappuccini, ed è davvero difficile dargli torto.

Questa storia si può ascoltare nel podcast Vita da frati a Gerusalemme di Anna Maria Selini e prodotto dall’Ordine dei Frati minori Cappuccini e disponibile su tutte le piattaforme in 4 puntate dal 27 dicembre.