Diciamolo subito, senza girarci intorno: parlare di prostata al cinema non è elegante. E farlo persino cantando, con tanto di titolo esplicito come Prostata Enflamada, sembra proprio una di quelle battute che fanno storcere il naso ai benpensanti. Eppure, nel nuovo film di Luca Medici, in arte Checco Zalone, Buen Camino, quella che potrebbe apparire come una volgarità gratuita si rivela, a ben guardare, una piccola furbizia morale. Voglio dire che i benefici, insomma, superano i costi della volgarità.

Perché dietro la risata crassa, dietro l’ironia da osteria barese che Zalone maneggia come pochi, si nasconde una verità che agli uomini piace ignorare: il tempo passa, il corpo presenta il conto e la salute – femminile e maschile – non ama essere rimandata a data da destinarsi. Il film, comico finché si vuole, elenca con precisione clinica quei sintomi che dovrebbero spingere qualunque maschio adulto a fare ciò che spesso rimanda: prendere appuntamento dall’urologo.

Ora, è vero: il cinema non nasce per fare prevenzione sanitaria. E forse parlare di “settima arte” a proposito di Zalone fa sorridere più della canzone stessa. Ma qui non siamo davanti a una lezione, bensì a uno sdoganamento. Un tabù che cade. Una parola proibita che entra nelle case, nei cinema, persino nelle conversazioni tra padri e figli. E non è un dettaglio da poco che, nel film, ci sia proprio una figlia a ricordare al padre che prendersi cura di sé non è una debolezza, ma una forma di responsabilità.

Checco Zalone trailer film Buen Camino

In un mondo cinematografico dove ancora oggi si fuma come se fossero ancora gli anni di Jean Gabin e si beve come se il fegato fosse un optional (diciamolo: James Bond è sostanzialmente un alcolizzato), vedere un protagonista che – ridendo – parla di controlli medici ha qualcosa di rivoluzionario. Non stupisce allora che sui social molti urologi abbiano giustamente colto la palla al balzo, trasformando Zalone in un testimonial involontario. Uno di loro scrive su Facebook: «Se anche tu hai canticchiato quella canzone e hai pensato “parla di me”, tranquillo: non sei solo. La prostata infiammata non fa ridere. Curarla sì, perché fa stare meglio». In Italia ogni anno si scoprono tra i 36.000 e i 41.000 nuovi casi di cancro alla prostata tra gli uomini adulti e anziani, rendendolo la forma di tumore più frequentemente diagnosticata nella popolazione maschile. Di questi, 8 mila finiscono per essere mortali.

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Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone

Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone
Quella battuta infelice nel film di Checco Zalone

Alla fine, visti gli incassi stellari e una battuta che resta in testa, molti prenoteranno una visita, qualcun altro scoprirà un problema in tempo, altri ancora si salveranno la vita. Non era questo l’obiettivo del film, certo. Ma se una risata riesce dove non arrivano mille campagne di sensibilizzazione, allora ben venga anche una pellicola che parla di prostata. Ci fa ridere, sì. Ma anche pensare. E in fondo ci fa riflettere e provvedere a ogni tipo di prevenzione, maschile e femminile. Un film che ci allunga la vita. Zalone lo abbiamo criticato per una battuta infelice e storicamente scorretta ma qui gli facciamo la ola. Bravo Checco. Hai fatto onore al tuo vero cognome.