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Suor Bernadette, 88, fotografa Suor Rita, 82, e Suor Regina, 86
Non capita tutti i giorni di vedere un fabbro forzare la serratura di un edificio del XVI secolo su ordine di tre anziane signore vestite di nero. Ma quello che è successo nel settembre scorso davanti al cancello del Convento di Goldenstein, alle porte di Salisburgo, in Austria, non era un atto di vandalismo, era un ritorno a casa.
Quando la porta ha ceduto, Suor Bernadette (88 anni), Suor Regina (86) e Suor Rita (82) non sono entrate in punta di piedi. Hanno ripreso possesso delle loro celle barricandosi all’interno, armate di generatori di corrente, provviste e di uno smartphone.
È iniziata così quella che la stampa austriaca chiama “la rivolta delle suore”: una storia che intreccia la solitudine della vecchiaia, il diritto canonico e la potenza virale di TikTok. Perché le tre monache hanno messo la Chiesa davanti ad un bivio: sgomberare con la forza tre fragili donne di Dio o accettare che, nell’era dei social, l’obbedienza cieca non è più l’unica regola del gioco.
«Piuttosto che morire in una casa di riposo», ha detto suor Bernadette (la più carismatica del terzetto) sistemando le sue cose nel convento ancora privo di riscaldamento, «preferisco stendermi in un prato ed entrare così nell’eternità».
Per inquadrare al meglio la vicenda è necessario fare un passo indietro: cosa è successo? A fine 2023, la Diocesi trasferisce le suore in una casa di riposo cattolica. Ufficialmente per “motivi di salute e costi”, ma le tre denunciano condizioni di vita degradanti: «cibo immangiabile, personale che non saluta e isolamento», sostengono inoltre di essere state ingannate sulla temporaneità del trasferimento.
Dopo oltre un anno e mezzo decidono di attuare il loro piano: una fuga segreta. Grazie ad alcuni complici d’eccezione (ex allieve e sostenitori), riescono nella loro impresa ed “evadono” dalla RSA.
In tutta questa vicenda la loro arma segreta è stata l’utilizzo dei social network: il gruppo ha capito che il silenzio dietro a questa vicenda le avrebbe fatte “sparire”. Creano quindi un profilo su Instagram e su TikTok, dove pubblicano video della loro vita quotidiana all’interno del convento occupato, aggiornamenti sulla loro salute e appelli. «I nostri follower sono l’unica difesa», hanno dichiarato. Questo perché essendo ormai un fenomeno mediatico non potrebbero venire sgomberate con le cattive senza che si crei uno scandalo globale.
Markus Grasl, superiore dell'Abbazia di Reichersberg che gestisce l'immobile, ha proposto una tregua: le suore possono restare nel convento (con assistenza medica fornita dalla Chiesa), ma ad alcune condizioni: chiusura immediata di Instagram e divieto di parlare con la stampa, ripristino della clausura e devono rinunciare ai loro avvocati.
Il trio delle religiose non solo ha rifiutato l’accordo, definendolo un «contratto capestro», ma ha anche richiesto, tramite una lettera formale, la rimozione del preposto Grasl, accusandolo di cattiva gestione.
Ad oggi la situazione si presenta come un ok corral tra le parti. Le suore non vogliono rinunciare alla loro posizione, allo stesso tempo non possono essere sfrattate: il danno d’immagine sarebbe troppo grande.
















