Liturgia del giorno:
Nm 21, 4-9; Sal 77; Fil 2, 6-11; Gv 3, 13-17.
Il 13 settembre del 335 avvenne a Gerusalemme la dedicazione delle due basiliche costantiniane: quella del Martyrion, sul Golgota, chiamata pure ad Crucem, e quella della Anàstasis, cioè della risurrezione. Il giorno seguente, il 14, venne esposta la reliquia della Croce, che era stata trovata, secondo quanto si dice, pure un 14 settembre. La partecipazione della regina Elena, madre di Costantino, a questa “Invenzione” è considerata leggendaria, anche se ne parlano Socrate Scolastico, nato nel 380 circa, e Sozomeno, morto nel 450 circa, ciascuno nella propria Storia ecclesiastica. Secondo questo racconto Macario, vescovo di Gerusalemme, fece porre le tre croci una per volta sopra il corpo di una donna gravemente malata, la quale guarì perfettamente al tocco della terza croce, che venne identificata come quella di Cristo. Nel secolo VII troviamo questa festa in Occidente, dove il termine greco hypsòsis venne tradotto con exaltatio, esaltazione. In Occidente, questa exaltatio viene messa in relazione con il recupero della preziosa reliquia che era stata trafugata nel 614, dopo la conquista di Gerusalemme, da Cosroe II, re persiano, ed era stata poi riportata a Costantinopoli dall’imperatore bizantino Eraclio il 3 maggio del 628. La croce venne persa definitivamente nel 1187, quando l’esercito cristiano fu messo in rotta dal Saladino, non senza però che prima alcune parti di essa si diffondessero per il mondo cristiano. Sicuramente fu presa dai musulmani e nelle cronache islamiche si ricorda che il Saladino ne rifiutò la restituzione ai rappresentanti cristiani che gliela chiedevano, sostenendo che Gesù nell’Islam è considerato un grandissimo profeta, degno di essere ricordato. Con la festa odierna, la Chiesa ci ricorda che, attraverso la follia della Croce, il dolore, la morte, la malattia, le avversità possono diventare sapienza e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desiderano seguirlo.