Liturgia del giorno:
1 Gv 2,29 - 3,6; Sal 97; Gv 1, 29-34.
La fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù nacque a Bergamo il 31 luglio 1801, primogenita di sette figli. Avvertendo la chiamata alla vita religiosa, entrò nel monastero benedettino di Santa Grata, ma dovette tornare in famiglia a causa di attacchi epilettici; vi rientrò uscendone poi per altre due volte, pur avendo fatto la vestizione assumendo il nome di Eustochio, quello di una santa romana morta nel 419, figlia di santa Paola e discepola di San Girolamo. Nel 1831, insieme al canonico Giuseppe Benaglio, sua guida spirituale, in località Gromo, nel borgo storico di Città Alta, fondò un istituto religioso per l’istruzione e l’educazione della gioventù, le Figlie del Sacro Cuore di Gesù. Gli inizi erano promettenti, ma il nuovo vescovo di Bergamo, mons. Gritti Morlacchi, si manifestò decisamente contrario all’istituto costringendo la Verzeri a cambiare diocesi e a trasferire la casa madre dal Gromo a Brescia, nel convento di Sant’Afra. Da allora le fondazioni si moltiplicarono a Como, nel Trentino, a Lodi, Piacenza e anche a Roma, dove la santa ottenne l’approvazione pontificia per la congregazione. Le sue suore, grazie al suo luminoso esempio, si imposero alla stima della popolazione come educatrici e guide delle ragazze povere, delle orfane, delle abbandonate e anche delle traviate: per recuperarle e valorizzarle, esse rifiutano la pedagogia della repressione, educandole ad una libertà che le spinga – come afferma la Fondatrice - «a operare volentieri e in pieno accordo quello che, oppresse da comando, farebbero come peso e violenza». Insomma, con le armi della ragione, della religione e dell’amorevolezza, un metodo che fa della Verzeri una sorta di Don Bosco al femminile. Spossata dalle fatiche delle fondazioni e dai gravosi impegni di guida spirituale delle sue religiose, Teresa morì il 3 marzo 1852 a Brescia nella casa di Sant’Afra. Beatificata da Pio XII nel 1946, fu canonizzata da Giovanni Paolo II il 10 giugno 2001.