La parola misericordia compare nella Bibbia circa 250 volte, in diverse accezioni che attraversano le lingue originali delle Scritture, l’ebraico e il greco. Non è un tema secondario: è il cuore pulsante della Rivelazione. Nel Vangelo di Giovanni, Gesù afferma: «Chi ha visto me, ha visto il Padre». E allora comprendiamo che il volto di Dio è il volto di un Padre misericordioso.

Tra le parabole evangeliche, una in particolare ci apre squarci preziosi su questa misericordia divina: quella della pecora smarrita, narrata nel capitolo 15 di Luca. Gesù inizia con una domanda spiazzante: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?»

Una domanda che rivela un paradosso: chi di noi rischierebbe di perdere novantanove pecore per salvarne una sola? Eppure, questa è la logica di Dio, la logica dell’amore. Come diceva Madre Teresa di Calcutta, «Dio ragiona “ek ek” che in indi significa “uno alla volta”». Ognuno di noi ha un valore unico, irripetibile. Dio ci ama personalmente e non esita a rischiare tutto per cercarci e salvarci.

Ma c’è un’altra sfumatura da cogliere. Le novantanove pecore rimangono nel deserto: ciò significa che sono abbastanza mature da affrontare le prove, tanto da permettere al pastore di allontanarsi per cercare chi si è perduto. Anche questo ci interpella: siamo chiamati a crescere nella responsabilità, a essere discepoli fedeli, capaci di portare il peso della nostra fede per dare al Pastore la libertà di andare in cerca di chi si è smarrito.

C’è poi un dettaglio importante nella differenza tra Luca e Matteo. In Luca, è il pastore che perde la pecora: c’è una responsabilità da parte della guida. In Matteo, invece, è la pecora che si smarrisce: quindi emerge la libertà personale. Entrambe le prospettive ci invitano a vigilare: su noi stessi, per non perderci, e sulle persone che ci sono affidate, affinché non si smarriscano.

E quando qualcuno si perde, non dobbiamo mai cedere alla sfiducia: nel cuore del Padre c’è sempre spazio per ricominciare. Sempre.

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