A volte non ci sentiamo più degni di essere amati, oppure pensiamo di aver perso la fiducia di qualcuno per sempre, anche di Dio, perché pensiamo che il nostro peccato non possa essere perdonato. Invece la Bibbia ci ricorda che Dio ci ama in modo smisurato. Nel Nuovo Testamento c'è una parabola che ci parla di questo amore misericordioso, conosciuta come “la parabola del figlio prodigo”.

In realtà, in Luca 15, il protagonista vero nella seconda parte è “il Padre misericordioso”, che ci svela l'amore e il volto del Padre. Questo padre ha due figli e uno dei due a un certo punto chiede la propria parte, la parte che gli spetta. Il testo greco dice che il padre divise tra loro le sostanze, “ousia”, l'essenza della vita.

Non si tratta solo dei beni materiali. Che questo figlio sperpera tra i divertimenti, tra i piaceri, con le prostitute, e poi sceglie di tornare, non tanto perché capisce di aver sbagliato, ma perché si trova a pascolare con i porci, a mangiare le carrube dei porci, dunque per il bisogno. Anche se non è veramente pentito, quando torna cerca di formulare un pentimento, dicendo: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te. Non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.” (Lc 15,21)

Ma ecco l'immagine che Gesù ci dà dell'amore di Dio. Questo padre è sull'uscio, guarda all'orizzonte, scruta. È così Dio verso di noi: ci cerca, aspettando che torniamo sempre e - quando lo scorge - gli corre incontro, lo abbraccia. Il testo greco dice che “gli si gettò al collo e lo coprì di baci” (Lc 15,20). Poi comanda ai servi: “Portate qui il vestito più bello e rivestitelo” (Lc 15,22). È la dignità dei figli di Dio che nessuno di noi mai perde. “Mettetegli l'anello al dito”, è l'autorità dei figli di un unico Padre. E poi “i calzari ai piedi”. All'epoca negli orientali essere scalzi era l'habitus degli schiavi. “Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” (Lc 15,24Dio non si stanca mai di perdonarci, ci riabilita sempre l'amore se noi gli riapriamo il cuore.

Nel finale della parabola c'è un dettaglio molto importante. Il fratello maggiore torna dai campi e si lamenta col padre perché sente la festa e vede che per il proprio fratello è stato ammazzato il vitello grasso. E dunque è triste e si lamenta. Il padre gli dà una risposta emblematica. Il padre allora gli dice: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo. Ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” (Lc 15,31-32)

Il peccato più grande non è tanto quello del figlio minore che si è perso, ma è l'incapacità della gioia per la salvezza del fratello che è stato ritrovato. E allora vigiliamo perché è una tentazione quella di credere che Dio non ci perdonerà. Dio non si stanca mai di perdonarci e soprattutto vigiliamo dalla mancanza di gioia per tutti i fratelli che rinascono a vita nuova.


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