Le sette chiese menzionate nelle lettere dell’Apocalisse non erano edifici fisici, ma rappresentavano le prime comunità di cristiani che hanno combattuto per preservare e custodire la fede durante le persecuzioni. Tra queste, spicca la città di Laodicea, situata nel sud-ovest della Turchia, vicino all'attuale città di Denizli, dove oggi ci troviamo. All'epoca, Laodicea godeva di una posizione strategica e rivestiva un ruolo influente nel commercio.
Non sorprende che qui l’apostolo Filippo abbia predicato ed evangelizzato prima di proseguire verso Hierapolis. A Laodicea sorse anche la più antica chiesa bizantina dell’Asia Minore, costruita intorno all'anno 320 avanti Cristo.
La settima lettera dell'Apocalisse
La settima e ultima lettera dell’Apocalisse è indirizzata proprio alla comunità di Laodicea. Come avviene in tutte le lettere, anche in questa troviamo un elogio, un ammonimento e una promessa.
Elogio: Viene lodata la capacità della comunità di mantenere la fede nonostante le persecuzioni subite.
Ammonimento: L’avvertimento è particolarmente incisivo. "Conosco le tue opere: non sei né caldo né freddo. Magari tu fossi caldo o freddo! Ma poiché non sei né caldo né freddo, io sto per vomitarti (o, nella vecchia traduzione, ti vomiterò) dalla mia bocca".
Queste parole forti intendono scuotere profondamente, spingendo a prendere posizione nella vita e a non vivere nell’indifferenza o nella tiepidezza.
Una promessa di speranza
Nonostante la durezza dell’ammonimento, il messaggio si conclude con una promessa piena di speranza e intimità: "Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io cenerò con lui ed egli con me".
Questa è l’essenza dell’invito di Gesù: lasciarlo entrare nel cuore per costruire una relazione profonda e trasformare la vita. Questo messaggio è rivolto non solo alla comunità di Laodicea, ma a ciascuno di noi, chiamandoci a una fede autentica e piena di fervore.
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