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Lc 21,12-19 - Mercoledì della XXXIV Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari
Gesù nel Vangelo di oggi parla ai discepoli con una sincerità disarmante: seguirlo non li metterà al riparo dai problemi, anzi, li esporrà. Verranno presi, perseguitati, accusati perfino dalle persone più vicine. È come se Gesù volesse dire: “Non illudetevi che il bene vi renderà popolari”. Ed è vero: il Vangelo non dà garanzie di successo, dà senso alla vita.
Ma proprio dentro questa prospettiva dura spunta un seme di speranza: «Avrete allora occasione di dare testimonianza». Non è un destino di paura, è un’opportunità. Gesù ci ricorda che quando le circostanze ci mettono alle strette, proprio lì si rivela ciò in cui crediamo davvero. La fede non si misura quando tutto va bene, ma quando tutto va male. È allora che emerge la verità del nostro cuore. Poi Gesù aggiunge una frase che spiazza: «Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa».
È il contrario della nostra logica, sempre pronta a calcolare, a prevedere, a mettere in ordine ogni dettaglio. Ma il Vangelo non è una strategia: è una relazione. Gesù ci invita a fidarci, a lasciare che sia Lui a mettere le parole sulla nostra bocca quando non sapremo cosa dire. È un invito a non controllare tutto, a non essere i protagonisti, ma strumenti. E come se non bastasse, promette: «Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto».
Non significa che non soffriremo, ma che nulla della nostra storia andrà sprecato. È una parola che consola: Dio non ci assicura una vita facile, ma una vita custodita. Il Vangelo si chiude con un appello che è quasi un manifesto spirituale: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». La perseveranza non è ostinazione, è fedeltà. È continuare a credere anche quando non si sente niente. È restare quando tutto invita a fuggire. È rimanere legati a Cristo come l’unica roccia stabile in mezzo alle tempeste.
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